martedì 22 marzo 2011

Terroni a teatro, resoconto della serata




Ieri sera il Teatro Quirino di Roma era gremito in ogni ordine di posto. Ad un distratto passante, la domanda sarebbe sorta spontanea: chi cavolo recita stasera, per mobilitare tutta questa gente? La domanda avrebbe avuto una risposta istantanea non appena il passante avesse letto il manifesto rosso sangue con la scritta TERRONI.
Ebbene si: ieri sera al Teatro Quirino in Roma è andata in scena la prima nazionale dello spettacolo tratto dal libro-inchiesta di Pino Aprile sulle violenze (fisiche, morali, culturali, politiche, economiche, sociali) perpetrate ai danni del Sud dal 1860 ad oggi. Io e la mia futura moglie Rachele siamo giunti fuori al teatro verso le 20:30, abbiamo "assuppuntato" lo stomaco con una pizzetta al taglio e siamo entrati. Non avevo la giacca, e me ne dispiaccio: il teatro è importante e merita rispetto, e la giacca è la mia manifestazione di rispetto per un'arte bellissima e dimenticata.

La ressa all'interno del teatro era enorme, i banchetti su cui c'erano le copie del libro di Pino Aprile erano presi d'assalto, lo sponsor Mascalzone Latino pubblicizava la lodevole iniziativa della scuola velica a Napoli. Dopo qualche spintone dato e ricevuto, mi sento bussare alla spalla da un signore calvo col pizzetto che chiede permesso, al quale chiedo retoricamente: "Mi scusi, ma lei è Pino Aprile?", ed egli mi risponde sorridendo: "Si, così sembra!". Stretta di mano, complimenti (miei a lui) e ringraziamenti (suoi a me e ai tanti lettori che avrà incontrato nei mesi passati). Rachele ed io, indirizzati da una maschera, raggiungiamo i nostri posti nella seconda balconata. Posti centrali, sono stato bravo a trovarli.

Lo spettacolo comincia con un paffuto attore che impersonifica il Nord opulento e veloce ed il Sud lento, zoppo e triste. Dietro di lui, un batterista, un bassista, un chitarrista ed un tastierista: tutti con un gilet raffigurante la bandiera delle Due Sicilie. Finito il primo brano, entra un cantante e quattro coristi: comincia una canzone.

Lo spettacolo andrà avanti secondo questo schema: un attore che recita un brano, il complesso che segue una canzone. Il momento più toccante è stato il ricordo di Pontelandolfo e Casalduni (molti meridionali non sanno ancora oggi cosa successe in quei luoghi e dove essi siano situati). Se non ho pianto, ci è mancato poco.

Divertenti i brani riguardanti la Salerno - Reggio Calabria e, tragica ironia, le teorie "scientifiche" del veronese Cesare Lombroso circa l'inferiorità genetica dei meridionali. A quest'ultimo "scenziato" è stato dedicato un museo, a Torino. Lì, l'8 maggio 2010, si tenne una imponente manifestazione meridionalista, guidata da Insorgenza Civile, per protestare contro questo scempio culturale, scientifico, morale e politico.

Lo spettacolo si è concluso, tra le ovazioni degli spettatori, con un internvento di Pino Aprile seguito da un manager di Mascalzone Latino.

Al termine, mentre la gente cominciava a defluire, ho esposto la bandiera di Insorgenza Civile. Era importante dare alla nostra presenza una connotazione politica, oltre che culturale. Perchè la riscossa del Sud non può che ripartire da una presa di coscienza della propria identità. Politica e culturale.
_________________________________

2 commenti:

  1. BELLO, peccato però che scuola si scriva con la C.

    "...sponsor Mascalzone Latino pubblicizava la lodevole iniziativa della squola velica a Napoli..."

    quando l'hai corretto puoi anche cancellare questo commento, non mi offenderò!

    RispondiElimina
  2. Invece lascio il tuo commento e ti ringrazio, perchè ammetto di aver fatto un gravissimo errore ortografico!
    Una sola preghiera: la prossima volta firmati. Non amo i commenti anonimi.

    RispondiElimina