Il titolo dell'ultimo libro di Don Luigi Ciotti, presidente dell'associazione antimafia Libera, ha i connotati del dogma, della conditio sine qua non: ci possono fare tutto, ma non toglierci la speranza. Nè con la forza, nè coi denari. La speranza non è in vendita.
La speranza di cui parla Don Ciotti in questo libro, però, non è una speranza individuale, bensì collettiva: preso dallo sconforto, "Io" potrei perdere o mettere in vendita tutto, anche la mia speranza; "Noi", invece, non cediamo alle lusinghe di quanto vorrebbero farci perdere la speranza che le cose possano cambiare in meglio.
Ovviamente, e don Ciotti non smette di ripeterlo, la speranza non va solo preservata, ma anche foraggiata, sostenuta, curata. Come una pianta che necessita d'acqua, così la speranza ha bisogno di Noi. Mai “adagiarsi nell’autoreferenzialità, che è fatta anche di egoismi, di piccoli e grandi opportunismi, di comode convenienze”. Questo libro pare un ammonimento più che un invito, perchè Don Ciotti comprende che la crisi economica che viviamo oggi è figlia, o sorella, di una crisi morale ancor più vecchia. Quello che "tutti Noi" dobbiamo mettere in campo per difendere e sviluppare la speranza è, quindi, innanzi tutto un impegno di carattere etico. Non l'etica oscurantista e manichea, che immagina linee di demarcazione nette tra il bene e il male, ma l'etica dell'uomo della strada, con i propri limiti e le propie incredibili potenzialità, che per "far del bene" deve necessariamente "fare il giusto". Una speranza legata a filo doppio con la legalità, quindi. E non poteva essere altrimenti, per Don Ciotti.
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