martedì 3 gennaio 2012

Non c'è equità senza legalità


Il governo Monti ha annunciato l'inizio della fase due, ribattezzata "Cresci Italia". Dopo aver messo a posto (definitivamente?) i conti dello Stato, con una manovra oggettivamente poco equa, ora bisogna ripartire proprio dall'equità. "Non c'è sviluppo senza equità" sembra essere l'adagio preferito dei sostenitori del governo.
Bisognerebbe probabilmente cantare un altro adagio: "Non c'è equità senza legalità". In Italia persistono sacchè di illegalità diffusa, più o meno tollerate dalla classe politica: dall'evasione fiscale all'elusione, dai capitali portati all'estero al riciclo di denaro sporco, dai sequestri e dalle aste di beni immobili alle infiltrazioni malavitose nelle istituzioni. Ognuna di queste voci ha dei costi economici e sociali spaventosi: secondo gli ultimi dati della Corte dei Conti, della Commissione Parlamentare antimafia e del rapporto annuale della Guardia di Finanza, l'illegalità costa agli italiani tra 270 e i 330 miliardi di euro all'anno, e 180 mila posti di lavoro solo al Sud. Non parliamo solo di malavita organizzata, ma anche dei tanti evasori che non pagano l'iva, non dichiarano i beni immobili, esportano capitali all'estero, utilizzano società off shore e paradisi fiscali, dichiarano meno dei loro dipendenti. Secondo la CGIA Mestre, questi dati (che ammontano a "cinque manovre finanziarie del governo Monti") sono da intendersi al ribasso, perchè è molto probabile che la realtà superi questo affresco spaventoso di illegalità.

Pertanto il governo Monti, se davvero vuole far ripartire il Sistema Italia, dovrebbe cominciare dalla legalità. Dovrebbe essere sicuramente la priorità dell'azione del governo, per distacco rispetto alle altre.
Sarà così?

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