Dal blog ultras AVANTI A GAMBA TESA
http://avantiagambatesa.blogspot.com/2011/02/grazie-ragazzi.html
Sono quasi le 3 di notte di un sabato sera indimenticabile. La capitale della sedicente Italia si addormenta, nervosa e stanca. La principale squadra capitolina ha appena perso, in casa, lo scontro con l'altra vera capitale della penisola italica: Napoli.
Napoli gioisce e si specchia nelle lacrime di gioia dei suoi tifosi, siano essi giunti dall'antica partenope oppure residenti fuori dalla terra natia. Lo stadio Olimpico ribolliva di napoletani in ogni settore, ed i gol sono stati salutati con grida di giubilo inconsuete per una squadra che gioca in trasferta. Ma si sa: il Napoli non gioca mai in trasferta, perchè il suo Popolo è ovunque.
Se all'andata Giulio Cesare si è dovuto inchinare a Masaniello, stavolta si è addirittura capovolta la storia: i Borbone hanno conquistato Roma, proprio nell'anno del centocinquantesimo anniversario della invasione delle Due Sicilie.
Un uruguagio figlio di emigranti meridionali, al secolo Edinson Cavani, ha realizzato i due gol che hanno consegnato la corona d'alloro a Napoli ed ai napoletani, primo fra tutti quel Paolo Cannavaro capace di zittire tutti i fischi di qualche anno fa servendo su un piatto d'argento un assist degno del miglior Garrincha.
Ma lascio volentieri ai giornalisti di professione la cronaca di una partita che per i tanti napoletani come me, costretti a vivere e lavorare fuori dalla madre patria, ha assunto i connotati di una rivincita sociale e popolare: vivere a Roma non è facile, per un meridionale lo è ancor meno.
I calciatori sembrano averlo capito: la maglia del Napoli è la maglia della nostra Nazionale, rappresenta un Popolo ed una Terra antica e valorosa. Non hanno mai tirato indietro la gamba, ed hanno risposto a tono alle provocazione dei vari Cassetti, Rosi, De Rossi. Spavaldi ed umili, grintosi e pacati, questi calciatori e questo mister che non smetteremo mai di ringraziare. Le bandiere sventolino fiere, i balconi siano addobbati a festa: partenopei, noi siamo partenopei.
Lo sappiamo bene: conta solo la maglia. Non ce lo dimentichiamo nè quando vinciamo a Torino o a Roma, nè quando perdevamo col Chieti. Stasera, però, concedetemi di osannare gli eroi dell'Olimpico. Concedetemi un tocco di retorica. Una città sommersa dai rifiuti, dalla camorra e dal malgoverno, stasera è tornata ad essere una Capitale.
La più bella Capitale del mondo.
http://avantiagambatesa.blogspot.com/2011/02/grazie-ragazzi.html
Sono quasi le 3 di notte di un sabato sera indimenticabile. La capitale della sedicente Italia si addormenta, nervosa e stanca. La principale squadra capitolina ha appena perso, in casa, lo scontro con l'altra vera capitale della penisola italica: Napoli.
Napoli gioisce e si specchia nelle lacrime di gioia dei suoi tifosi, siano essi giunti dall'antica partenope oppure residenti fuori dalla terra natia. Lo stadio Olimpico ribolliva di napoletani in ogni settore, ed i gol sono stati salutati con grida di giubilo inconsuete per una squadra che gioca in trasferta. Ma si sa: il Napoli non gioca mai in trasferta, perchè il suo Popolo è ovunque.
Se all'andata Giulio Cesare si è dovuto inchinare a Masaniello, stavolta si è addirittura capovolta la storia: i Borbone hanno conquistato Roma, proprio nell'anno del centocinquantesimo anniversario della invasione delle Due Sicilie.
Un uruguagio figlio di emigranti meridionali, al secolo Edinson Cavani, ha realizzato i due gol che hanno consegnato la corona d'alloro a Napoli ed ai napoletani, primo fra tutti quel Paolo Cannavaro capace di zittire tutti i fischi di qualche anno fa servendo su un piatto d'argento un assist degno del miglior Garrincha.
Ma lascio volentieri ai giornalisti di professione la cronaca di una partita che per i tanti napoletani come me, costretti a vivere e lavorare fuori dalla madre patria, ha assunto i connotati di una rivincita sociale e popolare: vivere a Roma non è facile, per un meridionale lo è ancor meno.
I calciatori sembrano averlo capito: la maglia del Napoli è la maglia della nostra Nazionale, rappresenta un Popolo ed una Terra antica e valorosa. Non hanno mai tirato indietro la gamba, ed hanno risposto a tono alle provocazione dei vari Cassetti, Rosi, De Rossi. Spavaldi ed umili, grintosi e pacati, questi calciatori e questo mister che non smetteremo mai di ringraziare. Le bandiere sventolino fiere, i balconi siano addobbati a festa: partenopei, noi siamo partenopei.
Lo sappiamo bene: conta solo la maglia. Non ce lo dimentichiamo nè quando vinciamo a Torino o a Roma, nè quando perdevamo col Chieti. Stasera, però, concedetemi di osannare gli eroi dell'Olimpico. Concedetemi un tocco di retorica. Una città sommersa dai rifiuti, dalla camorra e dal malgoverno, stasera è tornata ad essere una Capitale.
La più bella Capitale del mondo.
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