giovedì 31 maggio 2012

Gli anticonformisti da parata




L'Italia è quella nazione in cui un terremoto, che da altre parti non avrebbe creato danni, causa la morte di decine o centinaia di persone. L'Italia è quello Paese che preferisce le inaugurazioni alle manutenzioni. L'Italia è quel Paese in cui gli anticonformisti non vanno contro il Potere, ma contro il Popolo. Perchè il Popolo è rozzo, ignorante, vacuo, ragiona con la panza. Gli anticonformisti italiani non hanno ancora capito la differenza tra Massa e Popolo, e ragionano così: se poche persone chiedono di annullare la parata militare del 2 giugno, siamo con loro; se tante persone chiedono lo stesso, allora siamo contro. Perchè siamo anticonformisti, oh! Mica ci vorrete confondere con tutti questi stolti che vogliono l'annullamento della parata militaresca del 2 giugno per destinare i circa tre milioni di euro dell'organizzazione dell'evento all'emergenza terremoto?
Gli anticonformisti italiani sono così conformisti che provano il brivido solo ad andare contro. Come il miliardario panzuto che vuole fare deltaplano, o l'imprenditore che manda in cassa integrazione gli operai ma ha una collezione d'arte davvero originale! Gli anticonformisti italiani credono che, per essere anticonformisti, bisogna vestirsi come D'Agostino o Lapo Elkann. Però bisogna criticare D'Agostino ed Elkann, e di tanto in tanto comprare qualche capo sulla bancarella di quartiere. Altrimenti l'anticonformismo va a farsi fottere!
Gli anticonformisti italiani, ieri, hanno visto migliaia di persone schierarsi contro la parata militareca del 2 giugno. Perchè? Carenza di spirito repubblicano? Non vediamo monarchici in giro. Antimilitarismo alla moda? Non vediamo i drappi della Pace appesi ai balconi. Non riuscendo a capire, gli anticonformisti hanno deciso di "buttarla in caciara": chi è contro la parata del 2 giugno è il classico sinistroide blasè, magari un pò girotondino che strizza l'occhio a Beppe Grillo ed ha la bandiera del Che in camera, che invece di andare in Emilia a dare una mano decide di starsene a casa e di criticare la parata per la festa della Repubblica.

Questo ragionamento anticonformista è totalmente conformista, nel senso che è conforme alla maggioranza delle persone (siano essi giornalisti alla Belpietro e alla Sallusti o impiegati precari che non vedono l'ora di veder sventolare il tricolore il 2 giugno, visto che già stiamo in clima pre-Europei di calcio e ci stiamo riscoprendo "orgogliosi di essere italiani").
Gli anticonformisti italiani ci chiedono: volete togliere a questa italietta moderata, conservatrice e conformista la bella parata militare sui Fori Imperiali? Ebbene si, lo vogliamo. Noi che non abbiamo fatto manco un girotondo con Nanni Moretti, noi che non voteremo Beppe Grillo perchè adesso è trendy essere del MoVimento 5 Stelle, noi che di Che Guevara amiamo le idee, noi che non andiamo in Emilia rischiando di dare più problemi che aiuti, noi che raccogliamo fondi, indumenti e beni primari da spedire in Emilia, noi che organizziamo o sosteniamo le Brigate della Solidarietà, noi che non abbiamo comprato il perizoma della Pace, noi che critichiamo una cosa dopo averla vista, letta o assaporata e non a prescindere, noi che non apparteniamo al "mondo dei trentenni" raccontato da Fabio Volo nei suoi pessimi romanzi, noi che non ci scandalizziamo se in Val di Susa i manifestanti tirano le pietre, noi che ci scandalizziamo se gli operai in Emilia sono costretti a tornare al lavoro per paura di perdere il posto e muoiono sotto i capannoni che crollano come cartapesta.

Noi, anticonformisti veri perchè normali, ci ribelliamo al Potere, non al Popolo. Noi non siamo come gli anticonformisti da parata.

mercoledì 30 maggio 2012

Fermiamo tutto, signor Monti?



Il Presidente del Consiglio, Mario Monti, nei giorni scorsi ha dichiarato che, a seguito dello scandalo calcio scommesse, sarebbe giusto sospendere i campionati per due o tre anni. Fermare il Sistema Calcio, che così non va. Fermare una giostra che gira male, e che diventa sempre più pericolosa. Fermare un circo(lo) viziato e vizioso, dove i privilegiati in pantaloncini non si accontentano delle paccate di soldi che incassano, ma si permettono addirittura il lusso di combinare le partite, lucrando sulla passione dei tifosi. Per non parlare, poi, dei presidenti che scommettono contro la propria squadra, dei procuratori che fanno il bello e il cattivo tempo, delle televisioni, degli sponsor...


Il ragionamento del bocconiano che ci governa è più o meno il seguente: dato che questo scandalo dimostra, una volta di più, che il calcio è malato, bisogna fermare il calcio. Non fa una grinza, si dirà. Se una cosa va male, è giusto fermarla prima che produca altri danni o altri disastri.

Bene, signor Monti. Facciamo così: applichiamo il medesimo ragionamento alle banche. Il sistema bancario italiano funziona? No. Ci sono quasi quotidianamente scandali? Si. Il sistema bancario è zeppo di persone che si vendono, che truffano, che imbrogliano? Si. Le banche hanno prodotto e producono ancora danni? Si. Sono responsabili - non da sole, sia chiaro - della crisi economica che stiamo vivendo? Si.

Bene. Fermiamo le banche. Per due o tre anni. Ogni cittadino italiano si tiene i soldi sotto il materasso, invece che nelle banche. Stop alle obbligazioni. Stop ai derivati. Stop alle speculazioni. Stop alla finanza e alla borsa. Che ne pensa, signor Monti?

Probabilmente non è d'accordo. Altrimenti lei, suo figlio, molti ministri e molti figli di ministri non lavorerebbero più. Allora vediamo se è possibile applicare il suo ragionamento ad un altro ambito: dalle squadre di calcio ai partiti politici. Il sistema dei partiti funziona bene? No. Si dimostrano capaci di ascoltare i cittadini? No. I partiti sono stati soggetti e oggetti di scandali incredibili? Si. Gli esponenti politici, nella maggioranza dei casi, hanno dimostrato e dimostrano poca onestà e scarse capacità? Si.

Bene. Fermiamo i partiti. Solo liste civiche, insieme ai partiti che non sono stati coinvolti in uno scandalo finanziario o politico. Governo politico? No. Governo tecnico? Nemmeno. Governo civico. Taglio degli stipendi per i neodeputati, dimezzamento del numero degli stessi.

E' d'accordo, signor Monti? Giusto due o tre anni. Che c'è vò...



Padani sull'orlo di una crisi di nervi



Una mia grande amica, giornalista, Mariatolmina Ciriello, mi ha segnalato un episodio occorso durante un trasbordo aereo sulla tratta Capodichino-Malpensa. Dalla cronaca pubblicata qui, pare che il personale di bordo non sia nuovo ad accessi di razzismo contro i meridionali - o meglio, contro i napoletani – non appena si ode in carlinga anche solo la sfumatura dell’idioma partenopeo. Nell’ultimo episodio accaduto, la hostess, avendo redarguito alcuni passeggeri tedeschi con fare stizzito, era stata riportata ad un comportamento più garbato da una docente di lingue straniere, un’irpina, che fa la pendolare tra Avellino e Gallarate. Per tutta risposta, la hostess ha risposto piccata con una frase standard, già sentita in analogo episodio, stessa compagnia aerea, tratta differente: “Con me si parla in italiano e non in napoletano”.

Più che sottolineare la fissità di pensiero e di reazione di questi padanamente devoti assistenti di volo, nonché l’assoluta esattezza grammaticale, sintattica e mètrica del commento della docente, Donatella D’Alelio, è più divertente soffermarci sull’adeguata risposta di quest’ultima: “Guardi che potrei mandarla a quel paese in inglese, francese e portoghese, ma credo che per lei basti un va’ a cagher, che le è più congeniale.” La D’Alelio si è meritata una standing ovation ed anche io, fieramente meridionale, plaudo alla sua pronta reazione.

Ci sono, parimenti, un paio di riflessioni da fare al riguardo. La prima è che c’è un limite oltre il quale anche la pazienza (di noi meridionali) cessa di essere una virtù (la frase è di un certo Edmund Burke, io l’ho solo adottata). La seconda è che l’insistenza tutta mediatica (nel senso che si è dato troppo spazio sui media all’ideologia leghista) sulla presunta superiorità di una non meglio attestata razza celtica – la quale avrebbe reso migliore solo la parte settentrionale del nostro piccolo Paese – ha prodotto effetti perversi che si riverberano anche negli scatti comportamentali di lavoratori (quali gli assistenti di volo) la cui missione è mantenere il migliore contatto con l’utenza, tutta l’utenza. Certo, niente in confronto alle farneticazioni pluriennali di molti politici leghisti, ma quelle appartengono al folklore, come gli elmi con le corna da vacche del dio sole. Eppure gli episodi di quotidiano razzismo sono tanti, forse troppi. Per questo la pazienza non è più una virtù.

C’è un rimedio facile ed economico per ristabilire la verità: leggere la Storia (ovviamente non quella dei testi revisionati e ricondizionati da censori padani), oppure farsi raccontare da Pino Aprile (giornalista e scrittore) come fu che con i soldi del Meridione venne salvato dal dissesto il Regno sabaudo. Eppoi, diciamocela tutta, il dialetto partenopeo è una musica, una poesia e una filosofia: fa simpatia all’istante. Ve lo immaginate Dean Martin che canta That’s Ammore e Mambo Italiano in un altro dialetto? E la grande Sophia Loren, con quel suo indelebile, inconfondibile e affascinante accento, semmai avesse volato con la nostra Donatella D’Alelio, sarebbe stata redarguita anche lei? Cari assistenti di volo anti-partenopei, penzat ‘a salute, nun vi facit’ o sang’ amaro (trad: badate alla vostra salute, non vi intossicate con pensieri cattivi), pure il mitico Cazzaniga (il milanese di Così parlò Bellavista), pure il dottor Colombo (Bisio di Benvenuti al Sud) hanno imparato il napoletano. E si sono divertiti. Assaje assaje.

di Marika Borrelli - Il Fatto Quotidiano



martedì 29 maggio 2012

#no2giugno



I continui terremoti in Emilia stanno mietendo vittime e danneggiando quei territori senza sosta. Stamane un'altra scossa molto forte, seguita da un'altra verso le 13.00, ha causato la morte di 13 persone (il conteggio è approssimativo). L'Italia pare stringersi intorno ai terremotari. I bocconiani al governo rassicurano i cittadini emiliani: non resterete soli. La Nazionale italiana di calcio non giocherà, stasera a Parma, la partita amichevole contro il Lussemburgo.
Bene. Tutte cose giuste, perbeniste e conformiste al punto giusto. Ora, però, è il momento di agire. Dato che SuperBertolaso non c'è più - Dio sia lodato, se esiste - la spettacolarizzazione della tragedia è alquanto limitata. Poco importa, bisogna aiutare quei cittadini e quei territori. Risparmiare soldi ed inviarli nelle zone terremotate.

Dove prendere i denari, visto che siamo notoriamente con le casse vuote? Beh, il 2 giugno è prevista l'annuale parata militaresca e guerraiola sui Fori Imperiali, in occasione dell'anniversario della vittoria repubblicana al referendum. Perchè non annullare quella parata (che costa tanto, circa tre milioni di euro, mentre nel 2011 è costata circa 4,5 milioni di euro) e destinare i soldi per l'emergenza terremoto in Emilia?

Non è populismo. E' buonsenso. La cosa più rivoluzionaria in questa italietta conformista e moderata.


Leonardo Metalli, il minzoliniano grillino



Dopo le ultime elezioni politiche, che hanno segnato una sconfitta (o una "non-vittoria", per dirla con Bersani) per tutti i partiti che sostengono il governo bocconiano e la conseguente affermazione del MoVimento 5 Stelle, tutti si sono affrettati a mostrare i famigerati "flussi elettorali". Da questi dati, sulla cui scientificità - come ci insegnò Kant - è inutile dissertare, si evincerebbe che il MoV abbia preso voti al Pd, ma di più al PdL, anzi no alla Lega, e magari pure all'Udc. Insomma, tutti quelli che hanno perso dicono che i loro voti sono andati al MoVimento fondato da Beppe Grillo. Questo avviene per due ragioni: dimostrare che il proprio elettorato non è passato "dall'altra parte", testimoniando che gli avversari storici non sono capaci di rappresentare una reale alternativa politica; affermare che il voto in libera uscita si è rivolto alla cosiddetta antipolitica, ontologicamente non costruttiva, evitando accuratamente di analizzare i motivi che dovrebbero spingere un elettore del Pd o del PdL a votare per Grillo.
Il problema, però, è che i grillini stanno spuntando come funghi, ed in ogni settore e ambiente del Paese, produttivo o improduttivo che sia. Addirittura in Rai è nato un Gruppo 5 Stelle, capitanato dal giornalista Leonardo Metalli, il quale afferma che le fila dei grillini in Rai si stanno ingrossando. Chi è Leonardo Metalli? Beh, ufficialmente è l'inviato dello spettacolo del Tg1, ma soprattutto è un amico personale di Augusto Minzolini, cioè del peggiore direttore del Tg1 degli ultimi 20 anni, nonchè un estimatore di Gasparri ed un appassionato berlusconiano della prima ora. Sentite alcune dichiarazioni, riportate da Il Fatto Quotidiano: "la fase berlusconiana? Per me è stata brevissima. Mi piaceva il movimentismo di Forza Italia, un sentimento tradito dal Pdl. Ancora non ci posso credere che Maurizio Gasparri, una persona che conosco e che apprezzavo, sia l’autore di una legge che ammazza la Rai"; "Quando in Rai non hai un politico di riferimento sei affossato, annullato, finito"; "Minzolini come Maccari è stato un direttore politico e doveva rispettare un patto non scritto. Augusto potrebbe raccontare perché aveva il dovere di fare determinate scelte".

Un uomo saggio, senza dubbio. Un uomo coerente, di principi. Ci chiediamo se Beppe Grillo e Casaleggio daranno la possibilità a quest'uomo di utilizzare il marchio del MoVimento 5 Stelle. Scommettiamo di si: fa sempre comodo avere qualche entratura in Rai.




lunedì 28 maggio 2012

Il pallone in manette



Favorevoli agli arresti, contrari alla caccia alle streghe. E' questa la nostra posizione a proposito delle vicende del calcio scommesse, che stamane hanno visto l'arresto di 17 persone, tra cui 10 calciatori. Siccome in genere ci fidiamo della magistratura, siamo certi che per decidere di limitare la libertà delle persone gli inquirenti avranno in mano delle prove importanti. In questo caso particolare, poi, trattandosi di personaggi famosi e ancora scottati dal caso Tortora, i magistrati avranno sicuramente preso questa decisione con cognizione di causa. Se c'è il rischio di inquinamento delle prove, di reiterazione del reato e di fuga all'estero, è giusto procedere agli arresti.
Non è giusto, viceversa, dividersi subito tra colpevolisti con la bava alla bocca e innocentisti a prescindere che vedono "la macchina della persecuzione giudiziara" sempre in funzione, in ogni occasione. Non ci iscriviamo a questa caccia alle streghe, sia nel caso che le streghe siano i calciatori, sia nel caso che siano i giudici. I secondi fanno il loro dovere, i primi hanno i loro diritti, primo fra tutti il diritto a difendersi prima di essere dati in pasto all'opinione pubblica come colpevoli.
Non è in atto alcun golpe giudiziario contro la Nazionale di Prandelli, nè stiamo osservando il solito (?) protagonismo dei giudici: molto più semplicemente, la Magistratura ha ritenuto che le prove in proprio possesso fossero importanti e giustificassero le misure di custodia nei confronti degli interessati. Non partecipiamo, però, nemmeno al linciaggio mediatico e alle generalizzazioni: "nel mondo del calcio sono tutti ladri"; "il più pulito ha la rogna"; "speriamo che gliela facciano pagare"; "cercare persone oneste nel calcio è come cercare vergini in un lupanare" e altre frasi dello stesso tenore. Ebbene noi crediamo ancora che vi siano persone oneste nel calcio. Di più: crediamo che la maggioranza di coloro che vivono di calcio e nel calcio siano persone oneste, almeno dal punto di vista penale.

Auspichiamo, quindi, che la magistratura sia celere e che la giustizia sportiva sospenda tutti gli inquisiti in via cautelativa. Se poi si dimostrerà la loro estraneità, avranno la possibilità di chiedere i danni a chi li ha calunniati e di pretendere le scuse. Fino ad allora, non accendiamo roghi medievali nè innalziamo croci su qualche Golgota mediatico, per cortesia.

p.s. Già si sprecano le battutacce sulla vicenda. Ve ne dico alcune:
"La perquisizione a casa di Conte è durata 28 minuti... 30 per gli juventini";
"Mauri avanza palla al piede...";
"Mauri interessa alla Reggina. Coeli.";

venerdì 25 maggio 2012

Discaricatevi!



"Mi sono dimesso perché il presidente del Consiglio scelga in piena libertà", ha dichiarato il prefetto Pecoraro stamattina, dopo le dimissioni dalla carica di commissario ai rifiuti. Più che dal Presidente Monti, però, la decisione di (di)scaricare il commissario Pecoraro è stata presa dal Consiglio dei Ministri, all'interno del quale le posizioni contrarie alla discarica di Corcolle, fortemente voluta da Pecoraro e altrettanto fortemente contrastata dai ministri Clini e Ornaghi, hanno avuto la meglio.
I cittadini festeggiano, giustamente. Anche perchè il ministro Clini ha affermato che l'ipotesi Corcolle può considerarsi tramontata definitivamente. La Polverini, che è stata la più grande sostenitrice del progetto discarica a Corcolle e che ha sempre difeso Pecoraro, ha avuto una reazione uterina: "Quanto è accaduto nella giornata di ieri per un Paese civile è assolutamente vergognoso, con gli attacchi che sono arrivati da ogni parte nei confronti di un uomo dello Stato che ha cercato semplicemente di mettere a disposizione il proprio impegno per tentare di risolvere un problema complesso che questa città si trascina ormai credo da decenni", ha detto la governatrice del Lazio, la quale poi lancia una frecciatina al camerata Alemanno: "In questi giorni l'attività del sindaco sicuramente non ha aiutato l'azione del prefetto-commissario". In effetti Alemanno è passato dal sostegno incondizionato al progetto di discarica a Corcolle al pilatesco lavarsi le mani e scaricare sullo stesso Pecoraro tutta la responsabilità, fino a dichiarare di non essere favorevole a Corcolle. Un triplo carpiato degno della Cagnotto, con la differenza che la Tania nazionale si tuffa in piscina, mentre Alemanno e la Polverini farebbero bene a dimettersi e a tuffarsi dentro la discarica che volevano costruire.

Quando la montagna partorisce il topolino... o la zoccola.



Nel giorno in cui una nota zoccola, frequentatrice dei festini di Berlusconi, afferma che "Silvio mi faceva travestire da Obama e da Ilda Boccassini", il signor B. di cui sopra indice una conferenza stampa e, insieme al suo delfino Alfano, propone una riforma costituzionale che trasformi l'Italia da repubblica parlamentare a repubblica presidenziale. Quella che era stata presentata come "la più grande novità politica degli ultimi anni" si è dimostrata, viceversa, una ciofeca riscaldata. Si sa da anni che il Napoleone di Milano 2, affetto da grave forma di ducismo novecentesco, voleva tutto il potere per sè: quando era premier, voleva il premierato forte; ora che ha capito che a Palazzo Chigi non risiederà mai più, vuole il presidenzialismo. Chi, se non lui, può essere il candidato presidente del centrodestra? C'è da scommettere che, nel caso probabile che questa ennesima proposta venga bocciata dagli altri partiti, il Duce di Arcore proporrà una nuova riforma costituzionale: l'Impero democrato e liberale. In cui Egli, imperatore maximo, primus super pares, sarà attorniato dal suo zoccolame e dai suoi servili lecchini. Attenersi alla forma istituzionale prevista dai Padri costituenti no, vero?
Il signor B. snocciola tutti i limiti dell'azione dell'Esecutivo, "ostaggio" della Magistratura e del Parlamento. Ciò che si chiama "democrazia", e che prevede che il Governo sia limitato, nella sua azione, dagli altri poteri dello Stato, è per Berlusconi un freno insopportabile. Sicuramente vi sono procedure tecniche troppo farraginose, che ritardano la nascita e la promulgazione delle leggi, ma pensare di bypassare il tutto dando un potere privo di contrappesi all'Esecutivo o, addirittura, al Presidente della Repubblica, testimonia il grado di democraticità del Cavaliere. Perchè, invece di pensare a cambiare la forma istituzionale dello Stato, Berlusconi non avanza proposte su come migliorare l'attuale forma istituzionale della Repubblica, democratica e parlamentare (nonchè fondata sul Lavoro, è meglio ricordarlo sempre)?
L'ex premier dice di essere arrivato a questa conclusione, che già balenava nella sua testa da anni, quando ha visto la differenza tra le elezioni francesi e quelle greche: le prime, hanno consegnato alla Francia un governo stabile; le seconde, che non hanno condotto nessuna coalizione al governo, hanno costretto il presidente greco ad indire nuove elezioni a giugno. Questi due episodi, secondo B, sono il bivio di fronte al quale si trova l'Italia: andare verso Parigi o verso Atene?
Facciamo sommessamente notare al fu Presidente del Consiglio che la differenza di governabilità tra i due paesi non è tanto nella forma istituzionale, bensì nella legge elettorale. Nel primo caso, abbiamo un doppio turno; nel secondo caso, un proporzionale puro. Perchè Berlusconi, invece di pensare alla riforma presidenziale dello Stato, non si preoccupa semplicemente di cambiare la legge elettorale in "senso francese", magari prendendo spunto dal sistema utilizzato per l'elezione dei sindaci?
Domanda retorica, perchè sappiamo già la risposta: la megalomania di Berlusconi spinge lo stesso a tentar di finire la propria carriera politica ricoprendo la più alta carica dello Stato. Siccome sa che, rebus sic stantibus, non riuscirebbe mai a trovare una maggioranza parlamentare disposta a votare per lui, fa appello al Popolo italiano. Vuole essere il primo Presidente della Repubblica eletto direttamente dai cittadini. E vuole magari ripercorrere i sentieri di Reagan o di Chirac.
Anche se, a nostro avviso, B. cercherà di assomigliare a Bill Clinton, rispetto al quale, però, ha circa trecento Lewisky in più.

giovedì 24 maggio 2012

Aventino padano



La Lega sta meditando di abbandonare il Parlamento italiano. Specifichiamo la nazione, perchè negli ultimi tempi la Lega si è vista più in Albania, Cipro e Tanzania che nella penisola. A latere dell'insediamento del nuovo presidente di Confindustria, Roberto Maroni avrebbe detto (il condizionale è d'obbligo, visto che il giornale che riporta il seguente virgolettato è Libero): "Negli ultimi dieci anni  abbiamo tentato di portare il federalismo stando dentro il Parlamento e   soprattutto stando dentro il governo. Nei cinque anni precedenti, ovvero dal '95 al 2000, abbiano tentato la via dell’autoderminazione e  della secessione per arrivare allo stesso risultato e non abbiamo raggiunto l’obiettivo. Ora il congresso valuterà se c'è una terza via, che può anche significare strade diverse rispetto da quelle percorse finora, compresa l'uscita dal parlamento".
Beh, ci pare una bella idea. Cercare una terza via tra secessione e riformismo parlamentare. Come cercare una terza via tra la merda e la cioccolata. In salsa padana, ovviamente... Eppure ci viene un sospetto: vuoi vedere che il capo dei Barbari Sognanti vuole evitare la probabile mazzata elettorale del 2013, che significherebbe il crollo definitivo del già barcollante palazzo leghista? Quale modo migliore, per evitare una sconfitta elettorale di proporzioni storiche, che non presentarsi affatto alle elezioni? Umberto Bossi lo aveva detto un mese fa: "Andare a Roma è stato un errore". Conveniente, però: senza le continue elezioni di branchi di sedicenti padani a Montecitorio o a Palazzo Madama, con quali soldi avrebbero comprato la laurea del Trota, il diploma della Nera, i materiali per fare i lavori della casa del Capo e tutte le altre nefandezze di cui si son resi protagonisti?

Proponiamo a Maroni e ai suoi barbari sognanti (si, anche Borghezio e Calderoli son capaci di sognare) di dar vita ad un nuovo Aventino. Così magari faranno la fine dei precedenti: scompariranno dalla scena politica.

mercoledì 23 maggio 2012

20 anni dopo, la strada è sempre in salita



I nostri politici politicanti si stanno spellando le mani in queste ore. Il ricordo della strage di Capaci, in cui morirono Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, commuove i cittadini, ed i politici si accodano al sentire comune. Qualcuno - c'è da giurarsi - lo fa convintamente, perchè lo sente dentro, perchè ha conosciuto Falcone o perchè ne ha sempre serbato il ricordo e l'esempio. Alcuni (o "molti altri", a seconda se abbiamo votato per il MoVimento 5 Stelle o meno), viceversa, pare che stiano ricordando qualcosa di fastidioso, o meglio: qualcuno di fastidioso. Perchè Falcone ricorda, ogni giorno, i quasi 100 inquisiti presenti in Parlamento e i tantissimi altri inquisiti presenti nelle istituzioni repubblicane, a tutti i livelli. Perchè Falcone ricorda che gli eroi immortali son tutti morti - vero - ma le loro idee ancora camminano. Purtroppo, non camminano quasi mai verso Montecitorio e, quando ci provano, trovano sempre la strada in salita e irta di ostacoli.

martedì 22 maggio 2012

Gli schiaffi di Parma e Palermo



"Abbiamo vinto le elezioni amministrative 2012, senza 'se' e senza 'ma' ", è stata la dichiarazione di Bersani durante la conferenza stampa indetta a commento dei risultati dei ballottaggi. Eppure i "se" e i "ma" noi li vediamo bene, grossi e pesanti come macigni, sprezzanti come schiaffi.
Non parliamo di Genova, dove Marco Rossi Doria, che aveva vinto le primarie sostenuto da Sel e superando le due candidate del Pd, è stato giustamente sostenuto da tutto il centrosinistra ed ha vinto facilmente. Parliamo di Parma e Palermo, dei due schiaffi più sonori ricevuti da coloro che hanno detto, a reti unificate, di aver vinto le elezioni.
A Parma troviamo un candidato del PD surclassato dal candidato del MoVimento 5 Stelle, sul quale si sono però riversati anche i voti del centrodestra parmigiano. Come mai il Pd ha preso questa scoppola? Come mai, dopo lo scempio realizzato dal PdL di Parma, non si è riusciti a vincere al primo turno? Forse perchè i cittadini non vedono nel Pd una reale alternativa rispetto al PdL? Strani questi cittadini! Eppure il Pd non appoggia lo stesso governo del PdL, non ha mai parlato di larghe intese, inciuci e bicamerali, non rincorre un non meglio identificato "centro moderato" (la debacle del Terzo Polo dovrebbe convincere anche D'Alema del fatto che "l'area di centro" non ha un partito di riferimento, quindi è inutile cercare accordi con chi non conta nulla), non ha sostenuto e sostiene ancora controriforme del lavoro, dell'immigrazione, della costituzione. Il Pd non ha mai fatto queste cose!
Palermo, invece, rappresenta la ripetizione di ciò che avvenne l'anno scorso a Napoli, guarda caso sempre grazie a quei buontemponi dipietristi: allora fu De Magistris a vincere una battaglia sia contro il centrodestra napoletano sia contro il Pd; oggi è Leoluca Orlando, che "il sindaco lo sa fare" e i palermitani se ne sono ricordati, nonostante il Pd abbia prima fatto delle primarie su cui la magistratura sta ancora indagando, e poi ha candidato questo giovanotto sconosciuto con la faccia da bravo ragazzo che accusava Orlando "di rappresentare il vecchio". Un tipo del genere starebbe bene con Renzi e con la sua banda di rottamatori giovanilisti, che antepongono la data di nascita alle competenze.
I veri trionfatori di queste elezioni sono i ragazzi del MoVimento 5 Stelle, sui quali però i riflettori - e fucili dei plotoni di esecuzione - saranno puntati con maggior frequenza e spietatezza, ora che si trovano a dover governare addirittura una città importante come Parma. Vediamo cosa faranno, e come lo faranno. Il centrosinistra vince sempre quando si presenta con la "foto di Vasto". la base ha le idee chiare, attendiamo che le abbiano anche i vertici.
Evitiamo, per educazione e pietà, di parlare del Pdl, perchè - noi si! - siamo dei cavalieri e non parliamo male degli assenti. Inoltre, da figli di Partenope, siamo anche parecchio scaramantici, e troppe volte abbiamo dato per morto Berlusconi e il suo partito. Nei confronti della Lega Nord Tanzania, i ladroni d'Albania, non abbiamo nè educazione nè pietà, ma solo disprezzo. Ed il miglior disprezzo è la noncuranza: non serve a nulla sottolineare i sette ballottaggi su sette persi, e la Brianza che passa al centrosinistra; ci basta solo vedere la faccia di Matteo Salvini e possiamo stappare una bella bottiglia di Chianti.

Ma siamo a dieta, e non vogliamo rischiare di arrotondare gli spigoli.

lunedì 21 maggio 2012

Domani riflessione sui ballottaggi



Anche se il quadro pare ormai definito, domani procederemo ad una analisi sui ballottaggi e, in generale, sulle elezioni amministrative. Per il momento lasciamo Bersani ad esultare per una vittoria che dimostra come solo la "foto di Vasto" vince; il PdL a leccarsi le ferite e ad incolpare il governo Monti della loro mazzolata; la Lega a promettere una rinascita a quegli stessi elettori che hanno consegnato la Brianza al centrosinistra e li hanno fatto perdere in sette ballottaggi su sette. Ma la colpa è dei giudici, secondo Salvini. Contenti loro...


Sui fischi all'Inno



Ieri sera, prima della finale di Coppa Italia, la cantante Arisa ha intonato a cappella l'inno nazionale italiano. Bordate di fischi sono partite dai settori occupati dai tifosi partenopei, siano essi ultras o meno. Che scandalo! Che vergogna! Ma soprattutto: che sorpresa! Schifani, il presidente del Senato quindi seconda carica dello Stato, si è incazzato parecchio: non immaginava, l'inquisito di mafia che presiede l'aula di Palazzo Madama, che a sud del Garigliano vi fosse qualcuno capace di fischiafre l'inno degli italiani. Sono cose da leghisti, no?
No. Non sono cose da leghisti. Sia perchè i leghisti dovrebbero ringraziare il cielo che l'Italia sia nata, altrimenti il nord sarebbe rimasto più arretrato del sud; sia perchè la nascita di questa "nazione unita", di cui l'anno scorso si è festeggiato il centocinquantesimo anniversario, è avvenuta sul sangue dei popoli e delle terre del fu Regno delle Due Sicilie, di cui Napoli fu gloriosa capitale.
Non crediamo, però, che ci siano solo ragioni storiche dietro ai fischi di ieri sera all'Olimpico: sinceramente crediamo che la maggioranza di coloro che fischiavano se ne sbatte altamente della storia, dei Borbone e dei Savoia, nonostante ciò che pensa il Corriere dello Sport.
L'avversione all'Italia va intesa come avversione a questa Italia, in cui le differenze socio-economiche non si sono affatto appianate, anzi sono state aggravate; un'Italia in cui il clientelismo e il familismo, mali da sempre attribuiti ai meridionali, si dimostrano essere vizi antichi e ben radicati anche in quelle zone del nord "produttivo" che vorrebbe insegnare agli altri come si campa civilmente (ed il caso della "Bossi Family" è solo l'ultima dimostrazione di quanto questa presunta superiorità civile e morale è solo nella mente dei sedicenti padani); un'Italia in cui le mafie non sono affatto "problemi meridionali", ma si sono dimostrate essere un problema, questo si, nazionale, come è sempre stato da quando i Savoia pagarono mafia e camorra in funzione antiborbone; un'Italia in cui una parte del paese si sente migliore, e tratta l'altra parte come "una palla al piede".
L'idea di Italia non è malvagia in sè, così come non lo è l'idea di Europa. Il problema è come è nata e cosa è diventata questa Italia. Soprattutto per noi meridionali.

Quando farete l'Italia, magari non fischieremo l'inno. Fino a quando saremo trattati da cittadini di serie b e saremo accusati di essere sporchi, ladri e fannulloni... fischieremo i vostri inni. Scandalizzatevi pure.


LO SPIGOLO INDIPENDENTE

sabato 19 maggio 2012

Dopo l'attentato di Brindisi, pericolo di svolta autoritaria



C'è puzza di bruciato. Non solo nell'attentato che stamattina ha causato la morte di una ragazza e  ha squarciato i cuori di tutta Italia, ma anche in ciò che sta accadendo nella cosiddetta "opinione pubblica". Basta farsi un giro sui blog di informazione, sui siti dei quotidiani o sui social network, per leggere frasi del genere: "Ci vogliono i caschi blu dell'Onu"; "Bisogna fare come Mussolini, che mandò Mori in Sicilia"; "Ci vuole la pena di morte"; "Solo coi carrarmati dell'Esercito si risolve la questione".
In pratica, la cosiddetta opinione pubblica non fa altro che augurarsi una svolta autoritaria: siamo tutti disponibili a perdere la libertà, pur di guadagnare sicurezza. E' la fame di giustizia, che sempre più spesso si trasforma in desiderio di vendetta, a farci ragionare così? No, non credo. O almeno, non solo. Il sospetto che vi sia una mano occulta dietro questo atto si incarna sempre di più man mano che passano le ore. Vuoi perchè chi è davvero esperto di mafie tende ad avere i piedi di piombo, che più piombo non si può. Vuoi perchè il modus operandi dei mafiosi è in genere diverso (così come in genere gli anarchici non gambizzano...). Vuoi perchè questo approccio securitario e autoritario può far comodo a molti. A chi? Ai padroni del vapore. Non mi riferisco tanto ai bocconiani che ci governano, sia chiaro: essi sono strumenti nelle mani del Potere. Mi riferisco proprio al Potere, quello stesso potere che da Piazza Fontana alla Diaz ha sempre voluto stroncare sul nascere ogni ribellione allo status quo, sia essa una ribellione violenta o semplicemente civica. Lo stesso Sistema che è sceso a patti con la mafia, coi terroristi, coi governi dittatoriali in giro per il mondo.

La domanda delle domande è: a chi giova questo attentato? Alle mafie no, se è vero che le mafie vogliono il supporto popolare che questo genere di attentati invece riduce (è la tesi di gente come Gratteri, Ingroia, Abbate, insomma gente esperta di queste cose). Probabilmente, quindi, bisogna provare a rispondere a questa domanda e poi indagare in questa direzione. E se la risposta a questa domanda fosse "lo Stato", saremmo sull'orlo di una nuova strategia della tensione.

Che cos'è la mafia



La mafia è chi tace. La mafia è chi si gira dall'altra parte. La mafia è chi abbassa la voce. La mafia è chi scende a patti col potere. La mafia è chi si vende. La mafia è chi compra chi si è venduto. La mafia è chi minaccia. La mafia è chi non denuncia la minaccia. La mafia è chi mette bombe. La mafia è chi copre chi mette le bombe. La mafia è chi compie stragi. La mafia è depistaggio. La mafia è menzogna. La mafia è buttare fango sulla verità. La mafia è chi trucca le elezioni. La mafia è chi è egoista. La mafia è chi pensa al proprio pane mentre gli altri muoiono di fame. La mafia è povertà con tanti soldi. La mafia è sperare che sia la mafia a mettere le bombe, e non lo Stato. La mafia è lo Stato che uccide i propri cittadini. La mafia è la strategia della tensione. La mafia è non conoscere i colpevoli, ma solo le vittime. La mafia è sfiducia nel prossimo, nell'altro. La mafia è una montagna di merda, ma è una montagna altissima. La mafia è chi muore ogni giorno. La mafia è fatta da uomini, quindi può e deve morire.

LO SPIGOLO INDIPENDENTE

Oggi mi sento brindisino. Maledetti bastardi.




Alle 7.45 di stamane un ordigno è esploso davanti alla scuola "Morvillo e Falcone" di Brindisi. Al momento, c'è una ragazza morta e un'altra in fin di vita insieme ad altri 8 feriti. Pare che la matrice del vile attacco sia mafiosa, in particolare la Sacra Corona Unita, anche se sembra che la bomba sia a gas, mentre la mafia in genere usa il tritolo. Non è da escludere, quindi, la pista del depistaggio. E' ancora presto per avanzare ipotesi maggiormente realistiche. Fatto sta che la notizia mi ha sconvolto. Colpire una scuola è da bastardi. Maledetti.

venerdì 18 maggio 2012

Adesso ballottaggi, poi campagna elettorale



Sembra un assurdo, ma non lo è. I ballottaggi per le amministrative, che si terranno domenica e lunedì, dovrebbero essere la conclusione della campagna elettorale; invece segneranno l'inizio della campagna elettorale, che si preannuncia lunghissima e senza esclusione di colpi, per le politiche del 2013. Nonostante la crisi economica acuisca ogni giorno di più le sofferenze dei cittadini, ed il governo bocconian-europeista non risolva alcun problema degli italiani, i partiti politici non faranno altro che cominciare la campagna elettorale. "I politici pensano alle prossime elezioni, gli statisti alle prossime generazioni": bene, possiamo quindi dire che non vediamo statisti all'orizzonte, ma solo politici e, nella maggior parte dei casi, politicanti.

In campo scenderanno le macchine da guerra dei partiti maggiormente usciti ridimensionati dalle ultime consultazioni amministrative: Pd e, soprattutto, PdL cominceranno fin da subito il loro bombardamento mediatico-clientelare, per garantirsi quella dote di voti che consenta ad entrambi di rappresentare, insieme, almeno il 50 % dell'elettorato italiano. Il fallimento del progetto terzopolista dovrebbe spingere a mettere la parola fine, una volta per tutte, sulla più volte annunciata "morte del bipolarismo": l'Italia è ormai bipolarizzata, non sarà mai bipartitizzata e non sarà mai più proporzionalizzata. Ma Casini e Buttiglione non vogliono arrendersi: proporzionale o morte! E moriranno, se continua così. Chi invece pare godere di ottima salute è il Movimento 5 Stelle, che i sondaggi danno al 15 %: in pratica, il terzo partito italiano, ad una spanna dal PdL senza Berlusconi. Grillo è stato geniale in questi anni e, soprattutto, negli ultimi mesi, e se i ballottaggi dovessero portare qualche altro esponente del Movimento 5 stelle a diventare sindaco, ne vedremo delle belle: chi glielo spiega a Bersani e al suo suggeritore col Baffetto? Di Pietro, almeno, pare non preoccuparsi troppo, sia perchè l'IdV ha molti punti programmatici in comune col MoVimento, sia perchè il nuovo centrosinistra che si candida a guidare l'Italia non può prescindere dall'IDV, ed il richiamo al voto "utile" spingerà necessariamente qualche cittadino, che ora dice di votare per Grillo, a votare per il "partito cugino" di Di Pietro.
SEL non vede l'ora di tornare in Parlamento, e farà parte dell'alleanza di centrosinistra. Questo è sicuro. Vendola comincerà il tour dell'Amore, dopo i comizi d'Amore, e andrà di piazza in piazza a spiegarci che "la connessione post-sentimentale tra il neoproletariato intellettuale precario e la rappresentanza politica unitaria avverrà nelle casematte della Politica in cui verrà sancita la parità tra la questione del Lavoro e la questione dei Diritti". Qualche operaio si gratterà i coglioni, non capirà niente, e difficilmente applaudirà.
La Lega Nord Albania non se la passa bene, ma è prematuro darla per morta. Se non altro per scaramanzia. Hanno provato a spiegare che le purghe staliniane in salsa padana fossero la dimostrazione della rinascita della Lega, ma gli elettori non si son fatti fregare. Stavolta. Però c'è sempre un domani.

Lo Spigolo Indipendente

martedì 15 maggio 2012

Quello che (non) ho merita un applauso. E basta.

Un altro Spigolo Indipendente:




La televisione italiana offre raramente programmi di qualità in prima serata. Trasmissioni che sappiano intrattenere facendo riflettere gli ascoltatori, che una volta tanto sono trattati da cittadini. L'Agorà televisivo messo su da Saviano e Fazio (guarda caso, gli UNICI capace di fare questo tipo di televisione in Italia), andato in onda su La7, assomiglia spesso al londinese Speakers' Corner di Hyde Park: vari personaggi scelgono una parola ed esprimono la loro opinione.

Uno splendido esercizio di oratoria, con una punta di retorica, che manca del ritmo della dialettica.

Si, perchè se c'è una pecca in Quello che (non) ho è proprio la mancanza di ritmo, l'eccessiva monotonia che fa da contraltare allo splendido blues di Quello che (non) ho, intesa come canzone di Fabrizio De Andrè.
E' sempre piacevole ascoltare attori, giornalisti, scrittori, uomini di spettacolo dissertare sui significati di una parola, che assume spesso i connotati di un valore e/o di un ideale. Il problema è che dopo un'ora di trasmissione già si capisce come saranno le successive due: qualcuno entrerà, dirà una parola ("freddo", ad esempio) e leggerà una riflessione sulla stessa. E questo si ripeterà ad libitum.
Serviva un programma del genere? Assolutamente si! Questo, però, dovrebbe farci riflettere su quanto povere siano diventate le nostre vite, se abbiamo bisogno di un programma televisivo per riflettere sui significati delle parole. Forse siamo troppo abituati, per non dire anestetizzati, alla televisione dei talk show e dei reality, al sensazionalismo e dal voyerismo gossipparo. Un dubbio ci viene: ma uoi vedere che non è la tv ad essere specchio della società, ma esattamente il contrario?
Se così fosse, applaudiamo Quello che (non) ho. Ma non rallegriamoci troppo.

lunedì 14 maggio 2012

Rimborsi elettorali, ammissioni e amnesie

Comincia oggi su questo blog una rassegna di articoli brevi: Lo Spigolo Indipendente. Il nome indica le due caratteristiche fondamentali di questi articoli: essere uno spigolo, quanto più appuntito, contro cui - si spera - il conformismo e il perbenismo possano cozzare; essere indipendente, autonomo, libertario. Dire ciò che si vede e come lo si vede.

 


Stamattina Antonio Di Pietro ed altri dirigenti nazionali dell'IDV hanno consegnato 200 mila firme alla Camera dei Deputati per chiedere di abrogare il rimborso elettorale ai partiti, cioè la truffa con cui si ingannano i cittadini che votarono contro il finanziamento pubblico ai partiti tramite referendum. Inoltre l'Italia dei Valori ha ufficializzato la decisione di dare tutti i soldi dell'ultima rata di rimborso, che arriverà a breve, al ministro Fornero affinchè ella li utilizzi per il welfare.
Poca cosa, certo. Ed in colpevole ritardo. Ma è sempre meglio di niente.

Il Pd conferma che il rimborso ai partiti è "necessario in democrazia", altrimenti la politica "la fanno solo i ricchi". Non si capisce se questa è una ammissione del fatto che loro fanno politica per diventare ricchi o se hanno notato che dal 1994 ad oggi c'è stato un plurimiliardario alla guida del Paese, anche quando stava all'opposizione.

Applausi alle bandiere, fischi a Lavezzi



Ieri è stato emozionante vedere Del Piero, Inzaghi, Gattuso, Nesta, tutti commossi perchè la loro esperienza sportiva con quella squadra, di cui spesso sono stati simboli se non bandiere, è finita. E proprio per questo mi incazzo con gente come Lavezzi (o meglio, col suo procuratore) che quando prende l'aereo e arriva a Napoli parla di "amore eterno", poi riprende l'aereo e torna in Argentina e dice che Lavezzi vuole guadagnare 4 milioni all'anno e che il PSG è pronto a pagarli. I fischi a Lavezzi, ieri sera? La tifoseria partenopea si è spaccata: da una parte ci sono coloro che sostengono non sia giusto fischiare un giocatore che si impegna sempre, indipendentemente dal giusto desiderio di un professionista di guadagnare di più; dall'altra ci sono coloro che sono ancora legati ad una idea di calcio in cui il denaro, il conto in banca faraonico viene sempre DOPO l'amore viscerale per una maglia, per un Popolo, per una Città. Lo dico subito: io sono tra i secondi. Se abbiamo torto, siamo dalla parte del torto ed orgogliosi di starci.
I tifosi sono stanchi di gente che bacia la maglia e sta già pensando di andarsene. Totti, Del Piero, Buffon, Nedved, Maldini, ecc.... hanno baciato magliette a cui hanno dimostrato una fedeltà assoluta indipendentemente dallo stipendio e dalla categoria. E' questo il calcio che piace ai tifosi, che fa innamorare e sognare i bambini.
Chi accetta la logica del mercato (i calciatori sono professionisti che vanno dove conviene di più) ha tutto il diritto di professare il suo ideale di calcio-business. Sono un libertario: tutti hanno diritto di esprimere la loro opinione nel rispetto delle opinioni altrui, quando queste opinioni non contrastano con la libertà di vivere, di pensare e di agire. Proprio per questo difendo il sacrosanto diritto a fischiare chi un giorno professa amore eterno e il giorno dice: "Se mi vendono, che posso farci?". E' lo stesso ragionamento fatto due anni fa da Quagliarella: se le due società sono d'accordo, io me ne vado. Ebbene no, non è così. L'ultimo caso è stato quello di Pato: Man City e Milan erano d'accordo, Pato ha deciso di non andarsene da Milano. Ed è rimasto. Stesso dicasi, qualche anno fa, per Kakà. Smettiamola con la favoletta dei calciatori "ostaggi" dei contratti: essi possono utilizzare i contratti anche per vedere riconosciuto un loro diritto, come quello di rispettare i termini del contratto stesso!
Altra motivazione addotta: Napoli è una di quelle città che non ti fa respirare, che non ti consente di scendere in strada e farti una passeggiata senza essere assalito dai tifosi. Sono d'accordo, ed infatti ho sempre condannato quei tifosotti che paralizzano una città perchè Lavezzi è andato a fare due passi col figlio. Però, diciamo la verità, anche in questo Napoli è migliorata, o sta migliorando. Ciò non toglie che un calciatore ha TUTTO IL DIRITTO di andarsene da una città che reputa eccessivamente soffocante. Basta indire una bella conferenza stampa, prendere il microfono e dire: "Dato che il mio modo di vivere ed intendere il calcio è molto diverso dal vostro, io me ne voglio andare in una città in cui il calcio è meno opprimente". E poi te ne vai a Parma, a Edimburgo, a Montpellier, o dove cazzo vuoi.

sabato 12 maggio 2012

Sono un amante fanatico della Libertà



Mentre sedicenti anarchici della Federazione Anarchica Informale gambizzano i "nemici di classe", voglio condividere un breve scritto di un vero, grande Anarchico, probabilmente il più influente della storia: Michail Bakunin. Sono certo che Bakunin non condividerebbe un acca di ciò che questi sedicenti anarchici informali stanno facendo.

Sono un amante fanatico della libertà, la considero l'unica condizione nella quale l'intelligenza, la dignità e la felicità umana possono svilupparsi e crescere; non la libertà concepita in modo puramente formale, limitata e regolata dallo Stato, un eterno inganno che non realtà non rappresenta altro che il privilegio di alcuni fondato sulla schiavitù degli altri; non la libertà individualista, egoista, mechina e fittizia esaltata dalla Scuola di J.J. Rousseau e da altre scuole del liberalismo borghese, convinte che lo Stato, limitando i diritti di ciascuno, dia la possibilità di diritti a tutti, un'idea che invece conduce solo alla riduzione a zero dei diritti di ciascuno. NO, io mi riferisco all'unico tipo di libertà che merita questo nome, la libertà che consiste nel completo sviluppo di tutte le capacità materiali, intellettuali e morali di ogni individuo; la libertà che non conosce altre restrizioni se non quelle che vengono determinate dalle leggi della nostra persona natura, perchè non si tratta di leggi imposte da un legislatore esterno, pari o superiore a noi, ma di leggi immanenti ed inerenti noi stessi, costituenti la base del nostro essere materiale, intellettuale e morale : esse non ci limitano, sono le condizioni reali e naturali della nostra libertà






venerdì 11 maggio 2012

Anche gli Anarchici gambizzano? Mah...



Non sono convintissmo della rivendicazione effettuata oggi dalla Federazione Anarchica Informale dell'attentato all'AD di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, compiuto quattro giorni fa a Genova. Per vari motivi.
Innanzi tutto per il modus operandi, storicamente diverso (per non dire antitetico) rispetto a quello degli anarchici, dei "bombaroli" cantati da Fabrizio De Andrè. Non che gli anarchici non sparassero, sia chiaro: ma in genere sparavano per uccidere, non per gambizzare. Ricordiamo Bresci e Luccheni, ad esempio, che spararono per uccidere, rispettivamente, Umberto I di Savoia e Elisabetta d'Austria (la famosa Sissi). La gambizzazione, però, è  una tecnica tipica di un terrorismo di altra matrice, e prima ancora è tipica delle azioni mafiose.
Altro motivo di scetticismo sono alcune frasi del documento di rivendicazione: "Con una certa gradevolezza abbiamo armato le nostre mani, con piacere abbiamo riempito il caricatore. Impugnare una pistola, scegliere e seguire l'obiettivo, coordinare mente e mano sono stati un passaggio obbligato, la logica conseguenza di un'idea di giustizia, il rischio di una scelta e nello stesso momento un confluire di sensazioni piacevoli. Un piccolo frammento di giustizia, piombo nelle gambe per lasciare un imperituro ricordo di quello che è ad un grigio assassino". Questo non è un gergo anarchico, un gergo libertario. Sembra derivare più dal personaggio di V per Vendetta che dagli insegnamenti di Malatesta e Cafiero, padri dell'anarchismo italiano.
Sono proprio i sedicenti anarchici della FAI a chiarire la loro distanza con gli "anarchici autodenominatisi sociali"; vogliono scavare "un solco con l'anarchismo infuocato solo a chiacchiere e intriso di gregarismo".

Queste le loro parole. O meglio: queste le parole scritte nel documento di rivendicazione. Quanto sia autentico, e quanto appartenga alla galassia anarchica, è tutto da stabilire. Ed io nutro parecchi dubbi.







Roma: soldi per case mai realizzate, a processo il cons. Orsi




ROMA - Una truffa immobiliare da più di un milione di euro, porta al banco degli imputati Francesco Maria Orsi, consigliere comunale del Pdl ed ex delegato al decoro del sindaco Alemanno. Ieri, è stato rinviato a giudizio assieme ad altre tre persone, Umberto Santich, Luigi Maniero e Stefano Masotti, tutti accusatidi associazione a delinquere e truffa, con l’aggravante, per il consigliere, di aver agito in violazione dei doveri inerenti all’esercizio di pubblica funzione.
L'inchiesta. E’ stato il gup Maddalena Cipriani a decidere, accogliendo la richiesta avanzata dal pm Paolo Ielo, e fissando la prima udienza del processo per il prossimo 13 novembre, davanti alla VI sezione penale del tribunale di Roma. Secondo l’accusa, tra il 2006 e il 2009, i quattro imputati, tramite la società Lloyd team, prospettarono a diverse persone la possibilità di acquistare a prezzi molto vantaggiosi, e a tassi agevolati, una serie di immobili non ancora realizzati, nel comprensorio residenziale «Stella fissa», che sarebbe dovuto sorgere in via della Maglianella. Secondo la procura, si trattava di un complesso fantasma, a quanto sembra, visto che i lavori di costruzione non sono mai stati avviati.
Nessuno dei clienti sospettava nulla, perché ad alcuni di loro erano state effettivamente mostrate piantine e planimetrie, e pure un cantiere, con tanto di lavori in corso. Non si trattava, però, delle fondamenta degli immobili che avevano pagato, ma di quelle di un istituto religioso in costruzione. Così, otto acquirenti, costituitisi parte civile nel procedimento, hanno sborsato somme che vanno da 81mila a 356mila euro. E mentre la consegna delle abitazioni era stata promessa per il primo semestre del 2011, per «Stella fissa» non ci sarebbe stata non solo la concessione edilizia, ma nemmeno la proprietà del terreno.
Le accuse. Orsi «nel rappresentare, contrariamente al vero, che i progetti avevano un’elevata possibilità di realizzazione - scrive il pubblico ministero nella richiesta di rinvio a giudizio - faceva leva sulla sua qualità di consigliere comunale, espressione della maggioranza e molto vicino al sindaco, circostanza che avrebbe consentito il superamento di problemi da parte dell’amministrazione comunale». Proprio citando la vicinanza con il sindaco Gianni Alemanno, il consigliere si sarebbe dichiarato quindi sicuro del superamento di qualsiasi eventuale ostacolo.
La difesa di Orsi. Dopo la decisione del gup, gli avvocati Francesco Gianzi e Romolo Reboa, difensori di Orsi, si sono dichiarati comunque fiduciosi di poter dimostrare la completa estraneità del consigliere alla vicenda: «Il nostro cliente ha versato tutti gli importi incassati ad un’altra società, ma il giudice ha ritenuto di dover sottoporre la vicenda al vaglio dibattimentale. Siamo però sicuri che in giudizio dimostreremo che il consigliere Orsi non ha truffato nessuno». Di diverso avviso, gli avvocati che rappresentano le parti civili: «Ci aspettiamo ora una condanna e la restituzione della somma - ha dichiarato la penalista Giovanna Passiatore - il rinvio a giudizio fa giustizia alle aspettative delle famiglie che con quegli investimenti speravano di costruirsi un futuro».

tratto da Il Messaggero http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_truffa_degli_alloggi_fantasmi_a_processo_il_consigliere_orsi/notizie/195276.shtml

Libertà di bloggare!



Non serve procedere alla registrazione della “testata” presso il Tribunale della Stampa per gestire un blog di informazione con la conseguenza che non si configura il reato di “stampa clandestina” previsto dalla vecchia legge sulla stampa laddove un blogger faccia informazione online senza aver prima provveduto a tale arcaica formalità.
E’ una conclusione ovvia, scontata, normale per chiunque sia figlio di questo secolo ed abbia chiaro che fare informazione non è un privilegio di pochi, né una concessione dello Stato ma una libertà fondamentale di tutti, sancita sin dal 1789 nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è del cittadino.
Meno ovvio, scontato e normale è che per veder affermato tale principio, nel nostro Paese, nel secolo della Rete, siano stati necessari oltre sei anni di processo, tre gradi di giudizio, migliaia di fogli di carta bollata ed una mobilitazione online con pochi precedenti nella storia del web.
Eppure è andata esattamente così.
Solo ieri i Giudici della Corte di Cassazione hanno, finalmente, fissato questo elementare principio, ribaltando le Sentenze di primo e secondo grado con le quali i Giudici del Tribunale di Modica e della Corte di Appello di Catania avevano condannato, per stampa clandestina, Carlo Ruta – giornalista, storico e blogger siciliano – per aver pubblicato il suo blog www.accadeinsicilia.net senza preventivamente preoccuparsi di registrare la relativa testata in Tribunale.
Alla notizia della Sentenza della Cassazione – le cui motivazioni non sono ancora note – in Rete sono partiti i festeggiamenti e si moltiplicano post e commenti nei quali si saluta con grande soddisfazione la decisione.
Reazione condivisibile e tentazione irresistibile quella di gioire dinanzi allo sgretolamento dell’ennesimo anacronistico tentativo di imbrigliare l’informazione sul web nei legacci e nella burocrazia pensati – oltre mezzo secolo fa – per i giornali di carta.
Non ci si può, tuttavia, non fermare a riflettere che, qualcosa [n.d.r. fosse solo qualcosa, potrebbe dire qualcuno] nel Paese non funziona, se centinaia di migliaia di cittadini si ritrovano “ridotti” a festeggiare una Sentenza che dice quanto in tutto il resto del mondo è ovvio e scontato.
Ma, soprattutto, guai a dimenticarsi che le precedenti Sentenze con le quali lo storico siciliano era stato condannato per stampa clandestina, affondano le proprie motivazioni in un quadro normativo – quello in materia di stampa ed editoria anche elettronica – pensato male e scritto peggio, che costituisce un indistricabile guazzabuglio di leggi e leggine che sembra disegnato ad arte per garantire ai soliti compagni di merende contributi e privilegi e per disincentivare e scoraggiare – al tempo stesso – chiunque altro dal fare informazione libera, specie fuori dal coro.
Sono, d’altra parte, le stesse leggi in forza delle quali la procura della Repubblica di Pordenone sta processando per esercizio abusivo della professione di giornalista l’amministratore di una società che gestisce una piattaforma di pubblicazione di contenuti audiovisivi realizzati dagli utenti e Telejato, tv comunitaria gestita da un’associazione non profit, rischia la chiusura non potendo migrare sulla piattaforma digitale terrestre sulla quale la legge ammette solo società commerciali.
Queste leggi vanno cambiate e vanno cambiate subito, se lo Stato ritiene, come dovrebbe, che la libertà di informazione – anche on line – costituisca volano indispensabile per il futuro del Paese.


tratto da Il Fatto Quotidiano

Rapporto Municipio 8 di Laboratorio Roma



E' stato pubblicato dal Laboratorio Roma il rapporto sul Municipio delle Torri (VIII°). Dal rapporto si evince la geografia umana del nostro territorio e si evidenzia quanto l'Ottavo Municipio sia popolato da giovani coppie con bambini rispetto agli altri municipi. Alla luce di questo studio, consultabile nel link a piè di pagina, gli amministratori capitolini e municipali dovrebbero calibrare le loro politiche sociali sul nostro municipio, soprattutto per quanto concerne i problemi della scuola e dei servizi in genere. Purtroppo non è così: nè Alemanno nè Lorenzotti hanno mai fatto qualcosa per venire incontro ai cittadini del nostro municipio su questi temi.

Sicurint Group smentisce


Riceviamo e pubblichiamo la smentita di un articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano e riprodotto su questo ed altri blog:

Buongiorno,
in merito all’articolo da voi pubblicato al seguente link:


si precisa che vi compaiono riferimenti falsi e diffamanti nei confronti di
di Sicurint Group S.c.p.A. e del suo titolare Michele Lodi.

In particolare Sicurint Group S.c.p.A. non è nata nel 2006 ed Andrea Miglioranzi
non è mai stato socio, l’azienda in questione non ha appalti pubblici e non
raggiunge il fatturato indicato in articolo, il dott. Michele Lodi non è tesserato con
partiti politici e pertanto è improprio avvicinarlo a qualsiasi esponente di livello
locale o nazionale.

Per quanto sopra vi invitiamo a smentire entro 3 giorni lavorativi dalla presente
il contenuto dell’articolo citato, diversamente ci vedremo costretti ad adire all’Autorità
Giudiziaria per tutelare Sicurint Group S.c.p.A. e il dott. Michele Lodi.

Distinti saluti



Federico Bosi
Amministratore Delegato

Sicurint Group Scpa
Via del Perlar n. 31

mercoledì 9 maggio 2012

Il lavoro dello Spin Doctor

Tratto da Wikipedia:


Lo Spin doctor viene definito dal dizionario della Oxford University Press come una "persona incaricata di presentare le scelte di un partito politico sotto una luce favorevole". Nel corso del novecento, il termine è andato assumendo un significato deteriore. Poiché spin è il termine usato nel gioco del baseball o di cricket per indicare il moto rotatorio o effetto impresso dal lanciatore alla palla, "spin doctor" è definizione che è venuta a indicare l'autore di raggiri o il manipolatore di parole o notizie. Con esso si indicano in politica sempre più spesso i portavoce e i consiglieri degli uomini politici e, a volte, gli stessi uomini politici.

Indice

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Introduzione storica [modifica]

Il primo spin doctor della storia è Ivy Lee (soprannominato Poison Ivy per via della sua spiccata capacità di "avvelenare" l'informazione), che nel 1906 pubblica la Dichiarazione dei principi delle pubbliche relazioni (PR). Benché ufficialmente seguisse una linea di onestà e trasparenza, è diventato famoso per aver protetto il magnate John D. Rockefeller dall'accusa di omicidio nel 1914. Rockefeller aveva infatti assoldato alcuni agenti della Guardia del Colorado per sedare uno sciopero: durante l'assalto al campo degli scioperanti rimasero uccise 20 persone. Lee diffuse una versione modificata dei fatti per coprire Rockefeller, dando origine alle moderne tecniche di spin.
Un altro esponente di spicco dello spin è stato Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud, che nel 1928 pubblica L'ingegneria del consenso, nel quale teorizza la pratica dello spin con lucida attenzione. Si distinse per la prima volta nella difesa dell'industria del tabacco nel 1929, durante la quale inventa la figura della femme fatale secondo una semplice equazione: fumo=emancipazione. Molte femministe tutt'oggi ignorano che l'ideale della donna fumatrice emancipata è stato creato a tavolino. Un secondo successo di Bernays fu la campagna a favore dei produttori di bacon statunitensi: le sue idee ebbero un tale successo che ancora oggi la colazione fatta con uova e pancetta è considerata un classico americano. Bernays sviluppò e affinò la tecnica detta "della terza parte", che prevede di rilasciare notizie prodotte da enti/personalità estranee (in apparenza) alla campagna in corso, ma in realtà sapientemente "istruite" su cosa devono dire. Per ironia della sorte uno dei maggiori estimatori di Bernays fu Paul Joseph Goebbels, ministro della propaganda di Hitler, che applicò alla lettera le sue teorie per creare consenso popolare attorno al regime nazista.
Meritano una menzione, nell'analisi del fenomeno, anche: Walter Lippman, autore nel 1922 del libro L'opinione pubblica, in cui critica aspramente la già diffusa abitudine dei governi di manipolare l'informazione; e Daniel Boorstin il quale, nel suo saggio L'immagine sancisce una sostanziale differenza fra quei fatti che lui chiama "creati da Dio" e quelli "creati dall'uomo". Nel 1962 conierà il termine pseudoeventi per definire quegli eventi orchestrati ad arte dai manipolatori dei media per distrarre l'attenzione del pubblico.

Compiti dello spin doctor [modifica]

I compiti dello spin doctor sono diversificati, ma tutti riconducibili ad una radice comune: "massaggiare il messaggio", cioè estrarre il meglio da qualsiasi situazione in cui sia implicato il suo committente, fornendo ai giornalisti e ai media una versione "aggiustata" di un evento-notizia in veste volta per volta di consigliere per la comunicazione, capo ufficio stampa, portavoce o campaign manager.
  1. Lo spin doctor sa gestire una crisi con messaggi o tattiche comunicative ad hoc, specialmente nel settore della politica, nei confronti ad esempio di una decisione impopolare, correggendo e smussando eventuali incaute prese di parola del politico che assiste, e fornendo ai media (e quindi all’opinione pubblica) l’interpretazione sexed up delle esternazioni del soggetto per cui lavora, al fine di evitargli critiche o comunque commenti malevoli.
  2. Un'altra attività dello spin doctor è fornire notizie "informali" ai giornalisti, facendole passare per "confidenze" o facendole filtrare come notizie "anonime".
  3. Altro compito dello spin doctor è promuovere l’immagine di un soggetto come se fosse un prodotto, utilizzando tecniche di marketing.
  4. A volte può succedere di dover "creare" un evento che possa dare interesse e convincere l'opinione pubblica: è il news management, ovvero l'informazione gestita.
Le attività dello spin doctor, quindi, in un certo senso riassumono e per altro verso travalicano gli incarichi del tradizionale addetto stampa e del consulente d’immagine.

La duplice natura dello spin doctor [modifica]

Lo spin doctor è senza dubbio un professionista, spesso con un curriculum ed un bagaglio culturale notevoli, solitamente proveniente dai ranghi dei consulenti di marketing.
Allo stesso tempo, proprio per la peculiare attività di "massaggiatore" dei messaggi o "creatore" di candidati elettorali (nell'ambito della cd. personalizzazione della competizione elettorale), deve essere indifferente alla verità dei fatti, e per di più essere in grado di manipolare tale verità, rendendola attraente all'occhio del pubblico.
Come Giano bifronte, lo spin doctor ha il duplice ruolo di professionista mediatore della comunicazione, e di "genio del male", una specie di ammaestratore di notizie, un regista degli effetti speciali creativo e al tempo stesso bugiardo, sempre comunque coerente con il proprio impegno lavorativo.
Lo spin doctor è ad esempio colui che suggerisce alla stampa di non titolare in prima pagina "Aumento delle tasse" ma "Riassetto fiscale".

Casi recenti [modifica]

Benché il termine sia stato usato già alla fine degli anni Settanta ed abbia poi visto designati in tal modo vari consiglieri di Reagan negli anni Ottanta (nonché lo stesso segretario di Stato James Baker sotto la presidenza di Bush padre), fino all'ingresso nell'universo mediatico di Tony Blair si può dire che lo spin doctor fosse un razionalizzatore a posteriori di decisioni assunte dal politico con cui egli lavorava.
Il decennio di Tony Blair come primo ministro britannico è apparso a molti come la vera rivoluzione, in questo approccio: molte delle decisioni, soprattutto di politica estera, sono state assunte proprio perché il "polso" dell'opinione pubblica era tenuto dallo staff di spin doctors di Blair, in cui primeggiavano l'addetto stampa Alastair Campbell ed il consigliere alle relazioni pubbliche Peter Mandelson. Giunti ad un livello di potenza ed influenza politica del tutto inedito, in una democrazia, offrivano al loro responsabile politico una linea d'azione ad alto rendimento nell'immediato, proprio perché erano in grado di discernere nell'andamento fluttuante della gente l'evento da seguire e sul quale dimostrare la capacità di incidere del vero statista.
La politica britannica verso la Bosnia dopo l'eccidio di Srebrenica ne fu un primo segnale, confermato dalla guerra del Kossovo; ma anche la scelta di Blair di incalzare la monarchia dopo la morte della principessa Diana pare aver risposto a questo medesimo intento (anche se è stata presentata assai più poeticamente nel film The Queen - La regina, che nel 2006 fu l'ultimo esempio di "spin-doctoring" della gestione blairiana dell'industria culturale).
Ma la linea d'azione degli 'spin doctors' blairiani fu anche nel senso opposto, in direzione cioè della vera e propria manipolazione dell'opinione pubblica per convincerla ad avallare decisioni già assunte per diversi ed inconfessabili motivi: è proprio a loro che si ascrive il successo di aver "surriscaldato" l'opinione pubblica contro il presunto possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein nel 2003, fino a portare come prevedibile conseguenza l'ingresso in guerra contro l'Iraq a fianco degli USA. Le commissioni d'inchiesta di Lord Hutton (2003) e di Lord Chilcot (2010), nell'indagare sulle origini della guerra in Iraq, offrirono uno squarcio abbastanza attendibile delle tecniche impiegate per "presentare" all'opinione pubblica le risultanze della comunità di intelligence come favorevoli all'intervento militare.

Sceneggiature cinematografiche [modifica]

Indiscusso capolavoro cinematografico che ruota intorno a una figura di spin doctor (interpretata da Robert De Niro) è Sesso e potere di Barry Levinson, in cui per aiutare il Presidente degli Stati Uniti in una difficile fase pre-elettorale viene assoldato appunto uno spin doctor che ha un colpo di genio: "inventare" una guerra tutta virtuale fra USA e Albania, con tanto di filmati, inni, l'eroe, ecc. In questo caso lo spin doctor assolda addirittura un produttore di Hollywood (interpretato da Dustin Hoffman) per dare alla simulazione la massima "verosimiglianza" in termini di effetti speciali.
Più recentemente il film di Armando Iannucci In the Loop ha presentato uno scenario assai simile alla preparazione dell'intervento in Iraq, sotto forma di commedia satirica[1]: riconoscibile è il ruolo di spin doctor imputato ad Alastair Campbell.
Sempre su un piano comico e satirico, un buon esempio di resa cinematografica di questo tipo di personaggio è quella di Sergio Rubini nel film Qualunquemente, dove Rubini, richiamato per supportare la campagna elttorale di Cetto La Qualunque, svolge il suo ruolo in modo abile e spregiudicato.