martedì 26 luglio 2011

"Serve un partito del SUD che abbia peso a Roma"



La presentazione del volume di Michele Cimino e Rosanna Restivo, La Sicilia prima di tutto, si è svolta ieri pomeriggio alle ore 18 in un’affollata sala del Mondadori Multicenter a Palermo.

Presenti in sala rappresentanti del mondo politico siciliano, giornalisti e semplici curiosi, attratti dalla lunga fila che preme per trovare uno spazio nella stanza.

Tra i relatori, il professor Antonio La Spina, il giornalista Fabio Tricoli, il professor Gioacchino Lavanco, l’on. Gianpiero D’Alia, e l’on. Gianfranco Miccichè.

A Stefania Blandeburgo, attrice e speaker Rai, il compito di intercalare al dibattito alcune letture tratte dal volume.

Gli interventi si sono susseguiti nell’arco di un paio d’ore; ognuno ha affrontato il tema della necessità del riscatto del Sud, più o meno concordando sulle premesse di partenza ma non sempre sulle conclusioni e sul da farsi; ognuno, giustamente, secondo anche la propria inclinazione personale e “professionale”. Chi da sociologo, chi da psicologo, chi da giornalista e chi, infine, da politico.

Riporteremo parte dell’intervento del leader di Forza del Sud, presente anche per sostenere le ragioni del movimento arancione, intravedendo nel volume di Cimino e Restivo, un ottimo spunto di manifesto politico di Forza del Sud.

E l’inizio del suo intervento parte proprio da una provocazione lanciata precedentemente da un relatore sulla scelta di lanciarsi in un progetto tanto ambizioso quanto coraggioso:

“Sia io che Cimino potevamo starcene comodi sulle nostre poltrone, bastava un cenno, e invece abbiamo voluto rischiare e credere in un progetto nuovo. Ogni garanzia che avevamo la cestinavamo e per coerenza abbiamo deciso di andare avanti. L’accordo con Lombardo fu fatto sulla base della spaccatura col Pdl, sperando che altrettanto avvenisse dall’altra parte, così da creare un Partito del Sud realmente autonomo. Alcuni del Pd s’erano detti disposti a farlo, ma poi non misero in pratica nulla.

Quando il Pd infine entrò nella coalizione, allora noi uscimmo”.

E rispondendo all’on. Gianpiero D’Alia, in merito alla necessità di un Partito del Sud:

“Perché un Partito del Sud? Dite che bisognerebbe tornare alla vecchia logica, seria, dei partiti del novecento; sì è vero, ma è pur vero che questi partiti non hanno mai fatto nulla per il Sud. Oggi non esistono più.

Con la nascita della Lega 20 anni fa, Bossi capisce prima di altri che le ideologie sono cadute col muro di Berlino e che ciò che resta sono gli interessi locali.

Il cardine della nuova politica è garantire interessi di categoria, di settore che, infine, sono interessi legati al territorio.

Se si deve investire una somma per un nuovo tratto ferroviario, si deve scegliere se fare il terzo asse di collegamento in Lombardia oppure il primo in Sicilia, e la Lega ha fatto esattamente questo, fregandoci per anni con la minaccia di far cadere il Governo”.

E a chi dalla platea chiede dei fondi Fas:

“Nel 2003 abbiamo inventato i Fas e col fine di evitare sprechi e incomplete, decidemmo di finanziare solo i completamenti delle opere.

La cosa funzionò. Ma poi con Padoa Schioppa si ruppe il meccanismo.

Smantellarono l’impianto e oggi i Fas sono sotto controllo del Ministero dello Sviluppo, il cofinanziamento spetta al Ministero dell’economia e il Cipe alla Presidenza consiglio. Quindi non c’è più un regia unica”.

C’è tempo anche per un breve excursus, un’analisi del progetto leghista e della sua attuale evoluzione:

“Oggi la Lega è finita, impazzita; un momento prima fa arrestare Papa, e poco dopo salva Tedesco al senato. La verità è che hanno fallito: con tutti i soldi portati su, hanno perso comunque tutti i comuni del Nord non prendendo un solo sindaco alla scorsa tornata amministrativa”.

E a chi dice che in Italia c’è una proliferazione di partiti:

“Ci sono troppi partiti? Io dico di no. Il Pdl rappresenta tutto il centrodestra. L’Udc insieme a Fini rappresenta il centro. Oggi le ideologie non ci sono più, la gente non distingue più destra e sinistra come categorie. E tra chi sceglie destra e sinistra, io ho deciso di scegliere Sud.

Il Sud deve ottenere potere a Roma attraverso gli strumenti usati dalla Lega per 20 anni.

Noi valiamo cento volte culturalmente rispetto a loro e siamo coraggiosi mille volte. Serve avere un deputato in più perchè si riesca a condizionare la maggioranza.

Già coi numeri di oggi abbiamo ottenuto una risoluzione per Lampedusa e per il fotovoltaico.

Serve fare rivoluzione vera, non solo educare educare una nuova classe dirigente, ma serve, in particolare qui, derattizzare una certa burocrazia disfattista e cancerogena.

Serve una rivoluzione con un partito forte a Roma. La nostra battaglia in corso è sull’eliminazione del sistema delle autorizzazioni. Deve vigere la responsabilità personale dell’applicazione di una legge. Lo Stato deve limitarsi a controllare che si faccia secondo legge e non autorizzare una cosa già permessa per legge.

Perché altrimenti, dal Sud, le imprese scappano per le lungaggini della nostra burocrazia parassitaria.

Al Sud serve un partito che abbia peso a Roma, che possa ricattare, che educhi la burocrazia e la classe politica in base al principio della meritocrazia.

E io sono qua per questo.”
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