giovedì 21 luglio 2011

Il SUD non è terra di conquista, nè merce di scambio




di Maurizio Iapicca*

La Camera ha deciso di rinviare in commissione il decreto rifiuti che, come sostiene il ministro Stefania Prestigiacomo, avrà la possibilità di valutare al meglio gli effetti dell’ordinanza del Consiglio di Stato, letta dai campani in modo più favorevole rispetto alle previsioni del decreto. Ciò che sarà del provvedimento lo vedremo a partire da domani, ma ciò che deve essere chiaro a tutti è che il Sud non è terra di conquista e nemmeno merce di scambio. E così anche le aspettative di quasi sei milioni di cittadini della Campania, assediati da un’emergenza che non hanno creato, e nemmeno voluto. Il Sud non chiede elemosine. Rivendica semmai un ruolo che la storia e l’economia gli avevano riservato per secoli.

Lo fa con coerenza e convinzione, ben conscio che certe affermazioni potrebbero essere invise a chi, indossando l’abito dell’antistoricismo e della provocazione politica, predica la divisione del Paese.

A costoro – e non solo a loro – diciamo che interesse prioritario di Forza del Sud e del costituendo partito per il Sud è il varo di una strategia, che abbia come obiettivo il superamento del gap che, in Italia, esiste tra le prime nove regioni settentrionali – che sono tra le più ricche d’Europa, e il Sud. Un Sud lontano come il sole dalla luna da certi livelli di redditività del Paese. Ma che proprio per questo – diciamolo pure – offre straordinari margini di crescita, funzionali non solo alla rinascita del Mezzogiorno ma al rilancio dell’economia italiana. Compresa quella del Nord, che attualmente vive una fase di profonda stagnazione.

A dirci queste cose non è l’uomo della strada, ma l’analisi di Bankitalia, che per il Mezzogiorno individua tassi di crescita superiori a quelli dell’intero Paese. A dicembre 2010 – ci riferisce l’ultimo rapporto della Banca d’Italia – al Sud si registrava un tasso di crescita economico del +5%, che è il doppio della media nazionale. Un trend positivo riconfermato dai dati del primo semestre 2011. Nonostante ciò, nonostante che a parlare siano i dati diffusi dal più autorevole osservatorio economico del Paese, c’è ancora – su al Nord – chi crede che il Mezzogiorno sia una zavorra e non una risorsa per l’Italia.

Certo, il Sud è ancora vittima delle sue contraddizioni; sul Sud pesano ancora decenni di malapolitica e di malgoverno. Quegli stessi mali che a Napoli abbiamo imparato a conoscere con il nome di emergenza criminalità, emergenza occupazione, emergenza rifiuti… No, nessuno vuol negare l’evidenza dei fatti. Anzi…

Prendiamo l’ultima delle emergenze, quella dei rifiuti. Nessuno – nemmeno la Lega – può contestarci che il Governatore della Campania, Stefano Caldoro, non abbia messo in campo tutti gli strumenti che aveva a disposizione per far fronte all’emergenza. Quello che abbiamo chiesto per porre un argine a un disastro che affonda le sue radici nei dieci anni di gestione Bassolino, è un atto di solidarietà da parte delle altre regioni. Un atto di disponibilità caldeggiato dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Una solidarietà che la Lega – che i vari Bossi, Calderoli, Speroni, Borghenzio, Castelli, Tosi, Gentilini, Reguzzoni, Zaia, Cota… ma l’elenco potrebbe continuare – ci ha negato. Ci ha negato con l’arroganza e la tracotanza che, da sempre, contraddistingue i comportamenti e i ragionamenti delle camicie verdi.

Ma ciò che, anche adesso, ci irrita non è il loro monotono e davvero ingiustificato “no” al trasferimento dei rifiuti della Campania in altre regioni, quanto la strana amnesia che sembra aver colpito una parte del popolo leghista quando gli si chiede conto delle migliaia di tonnellate di rifiuti industriali che, per decenni, hanno viaggiato (e tuttora viaggiano) dal nord verso la provincia di Napoli e di Caserta, avvelenando quel che resta di un territorio oltraggiato dagli scarti industriali dell’Acna di Cencio e delle altre centinaia di industrie padane che per risparmiare sui costi dello smaltimento non hanno avuto remore nello scendere a patti con la camorra.

Tutto ciò non sta più bene a noi; non sta bene al Sud e non sta bene neppure all’Italia, che piaccia o non piaccia al partito del Carroccio, continuerà a essere un Paese unito, fortemente ancorato a quei valori che centocinquant’anni di storia unitaria del Paese hanno lasciato in dote a tutti gli italiani, homo padanus compreso.

* coordinatore regionale di Forza del Sud in Campania

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