lunedì 16 luglio 2012

Disgusto e sabotaggio




Lo ammetto: la notizia della condanna dei 10 militanti antagonisti protagonisti, secondo la pubblica accusa e la Cassazione, di atti di "devastazione e saccheggio" mi ha destabilizzato. Ho sempre fatto propaganda di equilibrio (e mai di moderazione), eppure stavolta ho seriamente rischiato di perdere l'equilibrio e di scivolare verso una deriva che, almeno verbalmente, non si può non definire "insurrezionale" o "terroristica". Il disgusto è talmente elevato che comprime lo stomaco e le tempie, impedendomi di ragionare e di respirare. Sapere che un Paese che si definisce democratico si dimostri così iniquo mi fa letteralmente uscire di senno. Basta confrontare le condanne dei vertici della polizia (pensa massima, 3 anni e 6 mesi) e quelle dei manifestanti (pena massima, 15 anni) per comprendere l'iniquità: chi ha usato violenza contro le persone ha avuto una pena di gran lunga minore rispetto a chi ha commesso atti di vandalismo. Deprecabili quanto si vuole, per carità, ma rompere una mascella sarà sempre più grave che rompere una vetrina. 
Non è evidentemente così per la Magistratura italiana, altro ganglio di quel Sistema liberale e liberista che si dice democratico, ma che nei fatti è una dittatura legalizzata. Un Sistema che addirittura impone l'esportazione di questa presunta democrazia, proprio come esporta le ricette ultraliberiste che si traducono in misure antisociali e antipopolari in ogni angolo del globo. E l'Italia non fa eccezione, come sempre nella sua storia. Il servilismo di cui questa non-nazione si è resa protagonista dalla caduta dell'Impero Romano ad oggi (ad eccezione di qualche stato preunitario, come il Regno delle Due Sicilie, che era all'avanguardia per quanto concerne la cultura e l'economia) continua ad appestare la penisola italica. L'Unione Bancaria Europea ordina, e i bocconiani eseguono. Peggioramento della riforma delle pensioni? Done. Taglio dei diritti dei lavoratori? Done. Miliardi regalati alle banche, le quali poi non erogano credito? Done.

Questa è la situazione. Tutti stanno male, tutti si lamentano, ma nessuno si ribella. Tutti chiusi nelle proprie case, comprate con mutui dai tassi usurai, in quartieri dormitorio privi dei più elementari servizi. E appena uno alza la voce o spacca una vetrina, sono tutti pronti a dargli addosso. "Eh no! Questo non si fa!", come se si stesse facendo la ramanzina ad uno beccato con le mani nella nutella.
Più passano i giorni, i mesi e gli anni, e più mi convinco che solo una grande pars destruens, seguita da una altrettanto gloriosa pars costruens, può cambiare le cose. E siccome non sono come quei fatalisti che attendono che le Masse si ribellino, così come non sono come quelli che credono che basti una raccolta firme o una croce sul simbolo per cambiare le cose, non mi accodo.

L'ho detto e lo ripeto: non è possibile correggere il Sistema, né c'è una rivoluzione sociale alle porte. Noi possiamo solo compiere opera di sabotaggio.

Passo e chiudo.

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