Una settimana dopo la sentenza Diaz, è arrivato il verdetto definitivo di Cassazione per un altro grande processo del G8 di Genova, quello contro 10 manifestanti accusati di violenze di piazza nelle giornate di scontri del 20 e del 21 luglio 2001. I giudici sono entrati in camera di consiglio nel tardo pomeriggio. Poco fa la decisione: condanne più lievi per otto dei dieci imputati. La Prima Sezione Penale della Cassazione, invece, ha confermato in toto la condanna d’appello per soli due imputati. Tutti, però, sono stati riconosciuti responsabili del reato di devastazione e saccheggio. Contestualmente, inoltre, la Suprema Corte ha annullato con rinvio, ad altra sezione della Corte d’Appello di Genova, la pena inflitta a cinque no-global affinché ci sia una nuova valutazione sul diniego dell’attenuante “di aver agito per suggestione di una folla in tumulto”. Si tratta di: Carlo Arculeo, Antonino Valguarnera, Luca Finotti, Dario Ursino e Carlo Cuccomarino. La loro posizione dovrà dunque essere riesaminata. Inoltre è stata annullata senza rinvio la condanna per Marina Cugnaschi, Vincenzo Vecchi, Luca Finotti e Francesco Puglisi per il solo reato di detenzione di molotov, con sconto di pena compreso tra un anno e nove mesi. Le uniche condanne confermate sono quelle di Ines Morasca (6 anni e 6 mesi) e Alberto Funaro (10 anni).
Il procuratore generale Pietro Gaeta – lo stesso che ha ottenuto le condanne per tutti i 25 poliziotti imputati per l’irruzione nella scuola genovese – aveva chiesto la conferma di tutte le pene comminate in appello il 9 ottobre 2009. Condanne pesantissime, dagli 8 ai 15 anni di reclusione, dovute alla contestazione del reato di devastazione e saccheggio. Proprio contro l’applicazione di questa fattispecie, raramente utilizzata prima del 2001, la “Campagna 10X100 Genova non è finita“ ha raccolto in un mese circa 30mila firme, consegnate oggi al direttore amministrativo della Corte di Cassazione.
Nella requisitoria durata un’ora e mezzo, il pg Gaeta ha sottolineato che “l’ordine pubblico a Genova fu posto in pericolo”, dunque la Corte d’appello del capoluogo ligure ha inflitto le condanne “graduando perfettamente le pene anche nel giudizio di personalità, vale a dire tenendo ben presente i fatti specifici” di cui si resero protagonisti i dieci manifestanti, molti dei quali sfilarono con gruppi di “black bloc“, responsabili di decine di episodi di danneggiamento.
“Il concetto di devastazione è un atteggiamento sistematico tutt’altro che indeterminato” ha sostenuto Gaeta. “Mentre il reato più lieve di danneggiamento si esaurisce infatti nella lesione della proprietà individuale, la devastazione incide sull’ordine pubblico. Con la devastazione si vuole dimostrare la contrapposizione non negoziabile. Insomma, la devastazione è la messa in discussione dell’ordine civile. Dove c’è devastazione, non ci può essere altra manifestazione di pensiero”.
Il Pg ha ripreso la sentenza d’appello riguardo all’uso dei mezzi “per realizzare il danneggiamento: dal lancio delle pietre, al getto delle molotov, alla rimozione dei cassonetti… insomma, il danneggiamento non è stato un fatto isolato ma sistematico e preordinato”.
Da qui la pesantezza delle pene inflitte in appello, che se confermate, aprirebbero le porte del carcere per i condannati : Francesco Puglisi, 15 anni di reclusione; Vincenzo Vecchi, 13 anni; Marina Cugnaschi, 12 anni e 3 mesi; Alberto Funaro, 10 anni; Carlo Arculeo, 8 anni; Luca Finotti, 10 anni e 9 mesi; Antonino Valguarnera, 8 anni (leggi la sua intervista a ilfattoquotidianono.it); Carlo Cuccomarino, 8 anni; Dario Ursino, 7 anni; Ines Morasca, 6 anni e 6 mesi.
Nel processo di primo grado le condanne erano state 25, ma fin da subito era emersa una distinzione tra gli imputati appartenenti alle diverse “anime” del movimento: la contestazione del reato di devastazione e saccheggio per gli imputati accusati di far parte del blocco nero; la contestazione di relati più lievi, come il danneggiamento e la resistenza – via via caduti in prescrizione – per tutti gli altri. In particolare per chi reagì alla carica dei carabinieri al corteo dei Disobbedienti in via Tolemaide il 20 luglio, fino a quel momento pacifico. Una carica che le sentenze di primo e secondo grado hanno bollato come illegittima e arbitrariamente violenta, riconoscendo ai manifestanti una sorta di legittima difesa.
Decine di attivisti vicini al movimento “no global” attendono il verdetto della corte di Cassazione a Roma e in altre città, dove sono state indette manifestazioni. La campagna “Genova 2001 non è finita, 10X100 anni di carcere” ha già raccolto il sostegno di molti esponenti del mondo della cultura, tra i quali Erri De Luca, Ascanio Celestini, Daniele Vicari (regista, tra l’altro, del film “Diaz”), Giorgio Tirabassi, Valerio Mastrandrea, Elio Germano. In piazza Cavour, di fronte alla Cassazione, i militanti hanno srotolato uno striscione che recita: “Chi saccheggia è lo Stato. Tutti liberi. Chi devasta è il capitale”.
Con la sentenza di oggi si chiude il penultimo grande processo sul G8 del 2001. Deve ancora approdare in Cassazione quello relativo alle violenze sui manifestanti detenuti alla caserma di Bolzaneto. Il 6 marzo 2010 la Corte d’appello di Genova ha condannato per vari reati tutti e 44 gli imputati (tra forze di polizia e personale dell’amministrazione penitenziaria), anche se per 37 di loro è arrivata la prescrizione.
tratto da Il Fatto Quotidiano
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