martedì 31 luglio 2012

Resistere tanto, obbedire poco




Ci hanno provato in tutti i modi. Una settimana di fuoco incrociato tra giornali e politici di ogni schieramento: criminalizzare e dividere il movimento per depotenziare e far fallire la marcia di oggi. A partire dalla Cancellieri fino ad arrivare all’ultimo Ferrentino di turno. Tutti a sparare a zero contro un movimento “violento” e raccomandare la popolazione della Valle di Susa di stare a casa.Il prefetto poi ha vietato di fatto la manifestazione e istituito posti di blocco in tutte le strade di accesso per Giaglione. Ma si sa, l’obbedienza e la paura non sono di casa in questa valle.
Ma ancora una volta non ha funzionato: almeno in cinquemila  hanno marciato tra boschi e sentieri impervi. Non era una manifestazione qualunque, servivano gambe buone per la montagna e sangue freddo per non cadere nelle provocazioni. Eppure anziani, giovani, bambini, famiglie, hanno voluto ancora una volta dimostrare la loro ostilità verso una situazione che ha raggiunto il surreale: da una parte un cantiere zeppo di divise e povero di operai e dall’altra una Valle costellata da posti di blocco a fermare e intimidire una popolazione sempre più esasperata.
I giornali dicono che è la strategia dello sfiancamento: stancarci e demotivarci fino a che la rassegnazione non prenderà il sopravvento.
Ma chi abita e vive questo territorio, chi da vent’anni difende questo lembo di terra, sa che l’epilogo sarà per forza un altro. Una lotta che vede da anni bambini che diventano adulti con una bandiera no tav in mano significa che la resistenza è entrata nel dna di questa popolazione. Chi si ricorda più di Pisanu ministro degli interni, di Ghigo e poi Madama Bresso e di tutti gli altri che hanno sproloquiato sul Tav senza mai sapere neanche di cosa parlavano?, e chi si ricorderà più di Esposito? La cruda verità e che loro passano e i no tav restano.
E’ normale per chi vive in questa Valle dedicare un pezzo importante della propria vita in questa lotta, e noi in questa Valle ci viviamo. Quanto per loro è normale occupare militarmente un territorio? Per quanto tempo potrà uno Stato permettersi di spendere 90 mila euro al giorno per garantire un semplice sondaggio geognostico come quello della Maddalena? Oggi barcollano nel mantenere un cantiere in uno dei posti più impervi e nascosti della valle, ma domani in mezzo ai paesi penseranno veramente di costruire cantieri fortificati alla Fort Apache?
Che l’opera sia inutile orami è assodato, che le poche risorse economiche che rimangono servono per cose ben più importanti e urgenti anche…è solo una questione di tempo, a noi non ci rimane che avere pazienza nella nostra tanta resistenza e poca obbedienza.

 Comitato No Tav Spinta dal Bass - spazio sociale Visrabbia

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