Riescono persino a sorprendersi della rabbia sociale che monta ogni giorno di più. Fingono stupore di fronte agli eccessi, verbali e non, del Movimento 5 Stelle.
Agitano fantasmi di un passato lontano – i cui eventuali rigurgiti vanno giustamente combattuti, ma al momento non se ne vedono i prodromi – per mascherare gli orrori del passato recente e del presente che viviamo: disoccupazione, precarietà lavorativa che si traduce in precarietà di vita, accettazione supina dei dogmi della globalizzazione capitalista, imposizione di regimi fiscali iniqui al solo scopo di regalare miliardi alle banche, usura di Stato, razzismo, sessismo, aumento delle differenze tra Nord e Sud (d’Italia e del Mondo), negazione delle identità e delle specificità.
La caduta del muro di Berlino, che ha definitivamente sconfitto il comunismo realizzato consegnando al capitalismo liberista il monopolio pressoché mondiale, ha creato una enorme e distruttiva illusione su cui si sono fondate le strutture sociali, politiche e culturali degli Stati europei ed extraeuropei: il libero mercato (delle merci, delle idee e degli uomini) avrebbe permesso a tutti di realizzare i propri sogni, consegnando alle generazioni di fine Novecento un mondo certamente migliore.
Sono passati 25 anni dalla caduta di quel muro: il libero mercato delle merci ha immesso nel circuito prodotti di qualità incredibilmente scadente a prezzi altissimi, provenienti sempre dalle aree geografiche dove i diritti dei lavoratori sono considerati carta straccia; il libero mercato delle idee ha prodotto un Pensiero Unico globalizzante e universalista, totalitario fin dentro al midollo; il libero mercato degli uomini ha prodotto guerre tra poveri e un nuovo schiavismo.
L’Italia non si è sottratta a questo inganno, anzi vi ha aderito con forza e tenacia. La cosiddetta Seconda Repubblica, nata sulle ceneri della partitocrazia del Dopoguerra e sulle macerie del muro di Berlino, si è rivelata essere – in molti aspetti – peggiore della Prima Repubblica. I portaborse del PCI, della DC, del PSI, del MSI, sono diventati leaders di partito, ministri della Repubblica, uomini di Stato.
La loro incapacità, unita alla malafede e ad un’incredibile capacità di anteporre gli interessi personali e delle lobbies agli interessi della Comunità, in circa vent’anni è stata capace di fare terra bruciata di ogni minima conquista civile e democratica dei decenni precedenti, sia in campo socio-economico che in campo politico-culturale.
Era quindi inevitabile che, una volta raggiunto il punto di non sopportazione, il Popolo (che è cosa diversa dalla Massa) producesse una reazione, certamente radicale e talvolta anche violenta. In America Latina abbiamo visto l’affermazione di formazioni e personalità politiche che possiamo inserire nell’alveo della sinistra anticapitalista; nell’Europa dell’Est, viceversa, abbiamo assistito alla scalata di formazioni xenofobe, nazionaliste e fasciste.
L’Italia, che almeno in questo si è distinta, ha creato il Movimento 5 Stelle: una commistione originalissima di populismo e qualunquismo sommato al civismo tedesco (Piraten) e scandinavo, il tutto condito con una spruzzatina di autoritarismo destrorso che ricorda il bonapartismo e il peronismo. Tradotto in parole povere: una ammescafrancesca senza identità, in cui possono trovare posto i delusi della sinistra plurale e i nostalgici della destra dallo schiaffo facile.
Eppure tra tutti i partiti presenti nel Parlamento italico, il Movimento 5 Stelle è di gran lunga il migliore: fedele fino al tafazzismo all’impegno della campagna elettorale (il famoso “Tutti a casa”); originale nelle proposte politiche ed economiche; irriducibile ai compromessi e alle logiche di Sistema; capace di interpretare la pancia dei cittadini (anche perché la quasi totalità dei cosiddetti pentastellati è costituita da cittadini che, con tutti i limiti e difetti, hanno vissuto e vivono sulla propria pelle le conseguenze delle politiche assassine dell’ultimo ventennio).
Non bisogna stupirsi, quindi, dell’incredibile successo elettorale ottenuto circa un anno fa, né bisogna sgranare gli occhi di fronte all’enorme sostegno popolare di cui godono le loro proposte e le loro azioni. Negli ultimi giorni, ad esempio, non c’è stato un sondaggio – anche quello proposto da noi – che non abbia evidenziato come, nello scontro tra M5S e sistema politico-istituzionale italiano, la stragrande maggioranza dei cittadini sia dalla parte dei “grillini”. Prima nella battaglia sulla cosiddetta ghigliottina, utilizzata alla Camera per la prima volta nella storia repubblicana; poi nella conseguente polemica con la Boldrini e Napolitano; infine, nella contrapposizione con l’intellighentia italiota, colma di borghesucci benpensanti e di verginelle pronte a scandalizzarsi per le facezie, invece che per le cose serie.
La Boldrini, ad esempio: si è detta stupita “dell’incredibile clima di odio verso le istituzioni italiane” e preoccupata per le “azioni eversive” di quel manipolo di “potenziali stupratori” pentastellati. Sia chiaro: le aberranti e deliranti frasi sessiste seguite al post di Beppe Grillo “cosa faresti se avessi la Boldrini in auto?” non possono essere derubricate a goliardia da spogliatoio di calcetto. Ciò premesso, non riusciamo a comprendere le ragioni dello stupore della Boldrini e del sistema (politico e mediatico) italiano, che si è affrettato a paragonare i grillini alle squadracce mussoliniane o al terrorismo rosso degli Anni di Piombo. I vari censori alla Augias – l’uomo dagli impronunciabili segreti che si assurge a moralista italico intervistato prontamente dalla Bignardi subito dopo l’intervista con Di Battista – hanno potuto sparlare dello “squadrismo sfascista” del Movimento 5 Stella senza che vi fosse la possibilità di una replica.
Prima i “grillini”, poi i “sinceri liberaldemocratici” moderati e rassicuranti, attivi nel criticare tutto ciò che era stato detto prima di loro: a questo schema si sono adattati tutti, dal genuflesso Fazio al bavoso Vespa. Persino pulci come il capogruppo Pd alla Camera, il tristissimo Speranza, hanno avuto un po’ di tosse, per non parlare dei moderatissimi cazzotti del questore Dambruoso sul volto di una deputata grillina. Vorremmo chiedere a questi signori: dopo tutto ciò che avete fatto in questi vent’anni e tutto ciò che state facendo ancora oggi, giorno dopo giorno, dalle regalie alle banche alla difesa di Marchionne e della Fiat, dalla continua settentrionalizzazione dell’economia (le piccole e medie imprese del Nord sono l’unico riferimento italiota) agli accordi negati o secretati con le mafie, avete ancora il coraggio di stupirvi della rabbia e del disprezzo nei vostri confronti? Ma jatevenne… Ci state togliendo tutto, pure la dignità. Ci rimane solo l’Odio.
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