venerdì 21 febbraio 2014

Se si suicidano anche i colletti bianchi...

Il mio articolo pubblicato su Insorgenza.it



Li Junjie aveva 33 anni. Era un banker, un banchiere junior. Lavorava alla JP Morgan di Hong Kong. Si è buttato dal trentesimo piano del grattacielo dove stava facendo quella sorta di stage che tutti i banchieri junior devono svolgere.
Li Junjie è il terzo banker morto nelle ultime settimane, per suicidio o comunque per case legate all’incredibile stress e ai ritmi massacranti a cui sono costretti persino questi colletti bianchi in erba. Il mese scorso, infatti, un banker di 39 anni si era gettato dal tetto della sede londinese di JP Morgan (che adesso ha il poco invidiabile record di banchieri suicidi); poco prima, un top manager della Deutsche Bank era stato trovato morto nel suo appartamento. Causa del decesso: infarto da stress.

Secondo recenti sondaggi, gli istituti bancari d’affari impongono agli stagisti, che hanno in genere un’età compresa tra i 18 e i 25 anni, e ai banker, che sono di uno o due lustri più grandi, giornate di lavoro lunghe fino a 13-14 ore. Le ore settimanali di lavoro sono, quindi, non meno di 60, e possono arrivare persino a 90. Molto spesso questi ragazzi sono costretti anche a svolgere compiti poco qualificanti, e solo al fine di realizzare il sogno di un contratto da banker. Molti, però, non ce la fanno: il fisico, o soprattutto la mente, non riesce a sopportare sforzi così gravosi, e cede di schianto. Anche per questo, oltre che per la cattiva pubblicità, le principali banche d’affari stanno approntando interventi allo scopo di prevenire tali crolli psicofisici e conseguenti gesti insani: la Deutsche Bank concede 4 giorni liberi al mese durante i week end; Goldman Sachs ha annunciato la creazione di una task force atta a migliorare l’armonia tra vita privata e vita lavorativa dei dipendenti, e ha tagliato il lavoro nel weekend per gli analisti; Citygroup ha approntato politiche aziendali per migliorare la vita dei lavoratori; JP Morgan ha annunciato nuove assunzioni proprio per allegerire la mole di lavoro sulle spalle degli altri dipendenti.

Tutte queste misure, però, servono e serviranno sempre a poco, fino a quando il paradigma liberista, che impone ritmi massacranti di lavoro sia per i dipendenti più “umili”, sia per gli aspiranti “colletti bianchi”, non verrà abolito. Si, abolito: perché non è possibile correggere le storture di un sistema di organizzazione del lavoro che fonda la propria esistenza sul massimo sfruttamento delle risorse a disposizione, siano esse umane o naturali, economiche o culturali. Sfruttare al massimo per trarre il maggior profitto possibile: questo è il disegno folle di una ideologia folle, che ha ormai infettato Destra e Sinistra indifferentemente. Chi pensava che questa ideologia malata creasse problemi solo ai lavoratori di basso livello, la cosiddetta “manovalanza”, deve ricredersi: questi recenti suicidi dimostrano che nessuno è immune a questo virus economico, che ormai ha assunto i connotati del morbo esistenziale.

Quando i tempi di lavoro equiparano o addirittura superano i tempi di vita, l’Uomo smette definitivamente di essere tale. E diventa Schiavo.
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