A poco meno di un mese dalle elezioni regionali, il fronte degli indipendentisti e sovranisti risulta ancora una volta frammentato e diviso. Da una parte il Psd’Az appoggerà nuovamente Ugo Cappellacci, da un’altra iRS, Partito dei Sardi e Rossomori appoggeranno Francesco Pigliaru; da un lato Fortza Paris, Unidos e Soberania appoggerano Mauro Pili e dall’altro Gigi Sanna è supportato dalla sua lista di movimento per la zona franca; poi ancora Meris portata da Cristina Puddu, la coalizione Sardegna Possibile che candida Michela Murgia e infine il Fronte Unidu Indipendentista supportato da Pierfranco Devias. In tutto questo marasma di liste che si richiamano all’indipendenza dell’isola, una delle più note e delle più storiche come Sardigna Natzione – Indipendentzia, non correrà per le elezioni. Le motivazioni di questa scelta le spiega, raggiunto da ‘Controlacrisi’, proprio il segretario nazionale Bustianu Cumpostu.
Perché la mancata presentazione delle liste di Sardigna Natzione in occasione delle elezioni regionali?
E’ stata una decisione politica. Abbiamo deciso di non presentarci per creare un trauma all’interno del mondo indipendentista che non è riuscito a riunirsi in una proposta univoca al fine di creare un soggetto politico che potesse essere realmente alternativo ai partiti italiani. Abbiamo tentato in tutti i modi, fino all’ultimo momento, fino anche ad arrivare alla presentazione di un simbolo in cui erano presenti altre liste; abbiamo offerto questa proposta alla coalizione Sardegna possibile, la cui candidata presidente è Michela Murgia, ma non è stato realizzabile. Una parte degli indipendentisti, poi, si è accodata al centrosinistra ma noi, indipendentisti storici, non potevamo seguirli. Abbiamo scelto questa volta di rimanere fuori dalla competizione elettorale e di non dare indicazione di voto, quindi dire alla gente di votare strettamente i lavoratori e i rappresentanti delle imprese della Sardegna che si candidano all’interno delle liste sparse: dai zonafranchisti alle liste indipendenti.
Riguardo al simbolo che avevate presentato, insieme ad iRS, perché il progetto con Gavino Sale non è andato in porto?
Loro hanno fatto la scelta di appoggiare la coalizione di centrosinistra, noi non potevamo seguirli in questa scelta. Noi siamo indipendentisti sardi…
E col Fronte Unidu Indipendentista, nessuna trattativa?
Il Fronte Unidu fa un’analisi di classe dell’indipendentismo. Esso ha lanciato, intanto, il progetto in maniera unilaterale: quando gli è stato chiesto di metterlo in condivisione non lo ha voluto fare e poi ‘ha aperto i gulag’ perché “a Manca Pro s’Indipendentzia” ha creato il Fronte ma dentro non ci voleva iRS, non ci voleva il PSd’Az , non ci voleva Sardigna libera e non ci voleva nemmeno il Partito dei sardi. Al suo interno voleva solo Sardigna Natzione ma come ospite, non come condivisore del progetto politico! Il progetto era il loro e non si sono neanche presentati alle assemblee di confronto che abbiamo avuto: hanno snobbato tutto. Il Fronte aveva il suo progetto e dovevano decidere loro del proprio destino. Un progetto così non potrà da sua parte! È un progetto che rimane vecchio, perché pensano che la questione nazionale di un popolo sia soltanto una prerogativa della gente di sinistra, ma il popolo tutto subisce l’umiliazione della sudditanza: non è che coloro che stanno a sinistra subiscono una sudditanza maggiore rispetto a quelli di destra o di centro. Noi siamo un popolo normale in cui c’è gente di tutti i tipi. Se dividiamo il popolo con dinamiche interne e non capiamo che, invece, il confronto della Natzione Sarda con lo Stato Italiano è una dinamica esterna, abbiamo già perso in partenza: stiamo mettendo come obiettivo non l’indipendenza bensì la lotta all’indipendenza.
Dunque, l’indipendentismo deve poter essere trasversale all’interno del popolo sardo?
Ma è normale! Perché se non sei trasversale hai già perso! O rispondiamo come popolo con tutta la forza che esso può avere, sennò abbiamo già perso.
Quindi, non ci sarà, da parte di Sardigna Natzione, neanche un’indicazione di voto?
Noi non diamo indicazione di voto perché non c’è un progetto. Ad esso ci abbiamo lavorato tanto, parecchio e se noi dessimo indicazione di voto a questo o quel candidato, vuol dire che quello è il progetto da noi condiviso, ma non è così! Pensiamo, invece, ad un soggetto collettivo, che venga da un cervello collettivo dell’indipendentismo, che sia condiviso. Anche facendo passi indietro, da parte di tutti: io sono leader di questo movimento dal 1995, prima c’era Angelo Caria, ma tutto il processo ha radici da Su Pobulu Sardu. Ho vissuto tutte le fasi, da SardignaColonia all’autodeterminazione, poi alla dichiarazione di indipendenza. C’è stata tutta una fase di maturazione che è avvenuta anche a partire dai rapporti instaurati coi baschi, coi catalani, coi corsi: ci siamo sentiti patrioti della stessa patria, delle patrie oppresse.
Prima faceva riferimento al Psd’Az e agli indipendentisti all’interno del centrosinistra. I sardisti hanno compiuto più di una giravolta: prima in consiglio con il Pdl e Cappellacci, poi le trattative con la Barracciu e il centrosinistra e ora di nuovo centrodestra. Sembra quasi uno schiaffo all’indipendentismo…
Ma no, assolutamente! Il Psd’az non sta facendo altro che fare quello che sta facendo Jordi Puyol (Presidente della Generalitat de Catalunya) in Catalogna! Certo, con tutte le particolarità del caso per cui Puyol non entrava nella proposta organica della coalizione ma faceva accordi di governo ex-post, certo che era anche diversa la legge elettorale. Comunque sia, il Psd’Az è inserito nella logica di Puyol: non si pongono il problema di centrodestra o centrosinistra. Questo delle giravolte e del voltagabbanismo, è un ragionamento proprio della cultura politica italiana. Se ragioniamo attraverso quei sistemi, allora sì: i sardisti sono dei voltagabbana; se ragionassimo con altre categorie, quelle di un popolo oppresso, il Psd’Az fa accordi con chi gli conviene, superando gli steccati sul fatto di essere di destra e di sinistra. Anche perché, poi, queste categorie coincidono: sono uguali! In Sardegna, non c’è alcuna differenza fra destra e sinistra.
Tratto da ControLaCrisi
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