La locuzione Sistema Torino è una creazione quasi sincrona di una giovane consigliere comunale torinese del M5S Chiara Appendino e di un giornalista torinese Maurizio Pagliassotti. Chiara Appendino ha parlato di un Sistema Torino in un’intervista a Presa Diretta in cui si parlava delle ragioni del dissesto del Comune di Torino, figlio anche di un sistema coordinato finalizzato alla cogestione della città. Pagliassotti ha scritto un fortunato libro dal titolo: Chi comanda Torino che ha avuto un buon successo nonostante non non siano state pubblicate recensioni dai due quotidiani più diffusi a Torino.
Sistema Torino vuole indicare una serie di persone e di potentati che hanno dominato e gestito consociativamente i centri nevralgici della città della Mole. È stato un processo non casuale gestito da persone che hanno occupato i luoghi critici di Torino, di fatto comandandola come una cosa propria negli ultimi 15 anni, gli anni del dopo Tangentopoli, della Seconda Repubblica, delle Olimpiadi e poi del deficit e della crisi di Torino. Sono stati gli anni dei sindaci di centrosinistra Castellani, Chiamparino e poi Fassino.
L’ex sindaco di Torino Valentino Castellani, in un’intervista ha detto: “Per quanto riguarda il fatto che a Torino lavorano sempre gli amici degli amici va anche detto che la città non è grandissima, l’ambiente è quello che è, diventa persino difficile non rapportarsi sempre agli stessi”. Valentino Catellani è persona intelligente e preparata e con questa dichiarazione diplomatica ha fatto poco onore alla matematica e alla sua laurea in Ingegneria dato che cercando un po’, facendo uno sforzino per lo meno dal punto di vista numerico, qualche cosa si può trovare fra 900mila abitanti al di fuori dei giri dei soliti noti.
Ma quali sono le radici di questo Sistema. Si tratta di gruppi di potere originariamente diversi apparentemente agli antipodi che si sono compenetrati, miscelandosi fino a formare un tutt’uno omogeneo in cui i personaggi si scambiamo ruoli di potere, ma al cui interno si accede attraverso un esclusivo processo di cooptazione. Sistema Torino è un’assenza di meritocrazia, ma una necessità di appartenenza giudiziosa e devota al Sistema per ambire alle nomine sempre dietro la porta, per cui direttori di teatri diventano referenti di musei o sindaci passano a fondazioni bancarie e viceversa.
I componenti del pool di persone che hanno dominato la città sono stati da un lato i politici e sindacalisti della sinistra, poi centrosinistra torinesi insieme alle loro assortite corti che hanno detenuto il potere da molti anni sulla città. Con questi spesso a braccetto o in imprendibili partite di carte, i personaggi della famiglia allargata Agnelli e i manager del gruppo ora migrato negli Usa. Molti ex dirigenti del gruppo Fiat si sono riciclati dopo la loro carriera manageriale in cariche pubbliche senza che ci sia stato particolare reazione da parte della città, quasi fosse la naturale prosecuzioni delle loro carriere.
Poi ci sono importanti professionisti di quelle che un tempo si chiamavano professioni liberali soprattutto avvocati e commercialisti, qualche architetto, pochi medici e ingegneri. A questi aggiungiamo un nutrito gruppo di radical chic in parte accasati in potentati accademici, altri alla testa di istituzioni culturali.
Ma ora Sistema Torino è diventato anche un racconto diverso: un libro che sta diventando un reading teatrale che si sta finanziando grazie al Crowdfunfing, che ovviamente faticherà a trovare finanziatori nei circoli vip della città, ma che sta iniziando a girare raccogliendo persone e informazione secondo un virtuoso sistema a rete. Forse è davvero qualcosa di simile a quello che diceva Castellani: “Torino e dintorni sono piccoli e la gente mormora”.
Tratto da Il Fatto Quotidiano
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